Il provvedimento che accoglie la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, firmato, nei giorni scorsi, dal Giudice per le indagini preliminari di Trani, Francesco Messina, mette la parola fine sull’inchiesta, che, iniziata nel 2014 a partire da una denuncia di una coppia di genitori, aveva rimesso in circolo nei tribunali, anche soltanto per smentirla per l’ennesima volta con la richiesta di archiviazione per manifesta infondatezza, la bufala della fantasmatica correlazione vaccino Mpr/autismo, che la scienza aveva già sepolto senza ombra di dubbio fin dal 2010.
Due pagine limpide, quelle del Gip, che - lontane dal latinorum giuridichese tanto in voga negli atti processuali -, ricostruiscono il percorso della decisione in modo che anche l’uomo della strada lo possa agevolmente comprendere, riassumendo lo stato delle conoscenze scientifiche su cui si basa.
Si spera che bastino a richiudere il fantasma finalmente e definitivamente nell’alveo del racconto fantastico dove i fantasmi devono stare, tenuto conto che la Cassazione nel luglio 2017 aveva già messo un punto fermo nel respingere un ricorso fondato sull’ipotesi di una correlazione (vaccino Mpr/autismo) che la comunità scientifica aveva da anni dimostrato infondata, anzi frutto di una ricerca inattendibile basata su una frode messa in piedi dal medico inglese Wakefield, poi radiato dalla professione (2012).
L’aspetto degno di nota del provvedimento di archiviazione del giudice di Trani, al di là della chiarezza, sta però nelle conclusioni che, nell’accogliere la richiesta di archiviazione del Pm, respingono la parte in cui la richiesta della Procura si avventurava in argomenti di tipo medico sulla scorta delle conclusioni dei consulenti:«va detto – scrive il Gip - che, in questa sede, non sono affatto recepibili le considerazioni contenute nella richiesta di archiviazione del Pm, sulla generale attività di precauzione, oltre che sull’adeguatezza o inadeguatezza delle “linee guida” circa i trattamenti vaccinali, poiché esse riguardano lo specifico ambito sanitario-amministrativo e non rientrano nell’alveo del giudizio penale che va effettuato sull’esclusiva base delle norme vigenti».
Un’indicazione di metodo che invita la magistratura a restare nel solco del diritto senza sconfinare nell’ambito medico che non rientra nella sua competenza.
Sconfinamenti, che dai vaccini a Stamina, aggiungiamo noi, abbiamo visto negli anni ripetutamente verificarsi e che dovrebbero indurre il mondo del diritto ad aprire una seria riflessione a proposito del rapporto diritto/scienza, della scelta dei consulenti scientifici, dei riferimenti metodologici, per capire come evitare che – senza mettere in questione il principio di obbligatorietà dell’azione penale - si impegnino anni di risorse ed energie per tornare a smentire nelle aule giudiziarie tesi infondate già smentite dalla scienza, per ridurre il rischio che si prendano nelle aule (come in casi diversi da questo è accaduto) decisioni in contrasto con le conoscenze scientifiche riconosciute.