All’interno delle Scuderie del Quirinale la grande mostra dedicata a Raffaello è “dormiente”. Inaugurata il 5 marzo, la mostra “Raffaello 1520-1483” ha chiuso dopo pochi giorni a causa dell’emergenza coronavirus. Porte chiuse, ingresso vietato. Un peccato per una mostra che già un mese prima dell’apertura vantava una prevendita record di 50.000 biglietti, con richieste da tutto il mondo.
Un’attesa più che giustificata per una mostra che ripercorre a ritroso (significativo il titolo, con in primo piano la data della morte dell’artista) la carriera di Raffaello, con 120 capolavori autografi o comunque legati a idee dell’artista: dipinti, cartoni, disegni, arazzi, progetti architettonici. Un altro centinaio fra opere, oggetti e documenti aiutano a capire il contesto storico, culturale e artistico nel quale svolse la sua attività il pittore urbinate: sculture e altri manufatti antichi, sculture rinascimentali, codici, documenti, preziosi capolavori di arte applicata.
Determinante, in termini di prestiti e di lavoro scientifico svolto, il contributo delle Gallerie degli Uffizi con 49 opere delle quali oltre 30 dello stesso Raffaello. Moltissimi i presti da musei di tutto il mondo e collezioni private.
“Ora la mostra è dormiente nel vero senso della parola, perché tutte le opere si trovano al buio”, dice Matteo Lanfranconi, curatore e direttore delle Scuderie del Quirinale. “Solo con il buio”, aggiunge, “noi ricreiamo quelle condizioni di azzeramento di assorbimento della luce dei materiali cartacei che ci consentono di tranquillizzare i prestatori: le opere è come se fossero al riparo nei loro depositi”.
Così, nel buio e nel silenzio, i capolavori aspettano di tornare visibili al pubblico.
“Le mostre”, spiega Lanfranconi, “raramente durano più di 90-100 giorni, soprattutto se presentano materiale cartaceo come stampe e disegni, perciò ora è tutto al buio. Se avessimo tenuto illuminate le opere, non avremmo potuto prolungare il prestito”.
La data di chiusura della mostra sarebbe il 2 giugno, ma chissà quale libertà di movimento avremo in quella data e che cosa potrà riaprire nelle nostre città. “Al momento ogni discorso su una proroga della mostra mi sembra prematuro”, conclude Lanfranconi.