Hanno fatto notizia, senza però stupire, i quattro minuti di applausi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla prima della Scala. Non stupiscono perché abbiamo imparato a capire che il senso della misura e il sorriso timido del presidente piacciono agli italiani, non solo al pubblico selezionato della prima della Scala ma anche alle persone comuni. Sta saldamente in testa ai sondaggi – l’ultimo diffuso pochi giorni fa - di gradimento staccando tutte le personalità istituzionali.
E se è vero che un presidente della Repubblica, super partes per attribuzione costituzionale, in genere "vince facile" il confronto con il resto della figure politiche che per definizione dividono, è vero anche che Mattarella probabilmente conquista il cuore di tanti italiani per un tratto molto personale: l’istinto di essere sempre opportuno, con garbo e misura, nei gesti e nelle parole. In parte è certo sapienza politica esercitata nel lungo corso, in parte è consapevolezza istituzionale del ruolo, di cui conosce benissimo i paletti e il perimetro essendo stato professore di Diritto parlamentare e giudice costituzionale, ma in parte è con ogni probabilità anche un senso personale, schivo, di empatia con le persone che da un lato non lo fa uscire dalle righe dall’altro lo preserva dalla freddezza che lo stile molto istituzionale potrebbe suggerire.
È una qualità umana che si misura soprattutto dove c’è la sofferenza delle persone, dove più chi rappresenta le istituzioni rischia di far la figura di cercare la passerella e di prendere fischi: a giudicare dalle parole, dai gesti, dalle reazioni si direbbe che Sergio Mattarella abbia in questi momenti un sesto senso nel trovare la giusta distanza e la tempestività necessaria a intervenire, quando serve.
Lo si è visto in questi giorni con il rapidissimo agire per sbrogliare la surreale situazione delle due ragazzine rimaste orfane di madre e padre per un femminicidio-suicidio e finite intrappolate in un iter burocratico che in quanto eredi chiedeva loro un risacimento per l’Inps.
Lo si è visto il giorno in cui convocò un plenum del Csm d’urgenza, pur non obbligato dai protocolli, immediatamente dopo che un giudice, un avvocato e un testimone erano stati uccisi da un imputato a Palazzo di giustizia a Milano.
Lo si è rivisto quando, poco dopo essersi insediato al Quirinale, ha scelto di aprire ogni estate la tenuta presidenziale di Castelporziano alle vacanze dei ragazzi disabili.
Lo si rivede, fisicamente perché le immagini parlano, ogni volta che il presidente si intrattiene con le vittime di una tragedia: un fatto, evidentissimo a chiunque riveda per esempio le foto degli abbracci con i familiari, madri e nonne soprattutto, che hanno perso i loro cari nel crollo del ponte Morandi.
Sarà che sono consapevoli che, per esperienza di vita, sa che cosa si prova a perdere qualcuno cui si vuole bene in una tragedia pubblica, ma è chiaro che, quando lo incontrano, di quell’abbraccio si fidano.