Il lavoro è ”sacro” e non è un modo di dire né “un fatto romantico” dice papa Francesco . La frase ha infatti un fondamento teologico: “Lavorare – ha detto oggi il Santo Padre all’udienza del mercoledì- è proprio della persona umana ed esprime la sua dignità di essere creata a immagine di Dio. Perciò – continua Francesco - la gestione dell’occupazione è una grande responsabilità umana e sociale, che non può essere lasciata nelle mani di pochi o scaricata su un “mercato” divinizzato”.
Nella scorsa udienza aveva parlato di festa papà Francesco. Oggi il tema è invece il lavoro, perché, come chiarisce lui stesso, esiste un filo rosso che lega queste due parole. Entrambe infatti “fanno parte del disegno di Dio Creatore”. Per spiegarlo, il Papa cita la Genesi: (2,8.15): “Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata – perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l’acqua dei canali per irrigare (2,4b-6a). Non è romanticismo, è rivelazione di Dio; e noi abbiamo la responsabilità di comprenderla e assimilarla fino in fondo”.
Questa teologia del lavoro, comporta grandi responsabilità per chi ha in mano le leve del potere, secondo il Pontefice. “Causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale. Io mi rattristo quando vedo che c’è gente senza lavoro, che non trova lavoro e non ha la dignità di portare il pane a casa. E mi rallegro tanto quando vedo che i governanti fanno tanti sforzi per trovare posti di lavoro e per cercare che tutti abbiano un lavoro. Il lavoro è sacro, il lavoro dà dignità a una famiglia. Dobbiamo pregare perché non manchi il lavoro in una famiglia”.
Ed è proprio la famiglia di luogo in cui si impara la cultura del lavoro. “La famiglia educa al lavoro con l’esempio dei genitori: il papà e la mamma che lavorano per il bene della famiglia e della società. Nel Vangelo, la Santa Famiglia di Nazaret appare come una famiglia di lavoratori, e Gesù stesso viene chiamato «figlio del falegname» (Mt 13,55) o addirittura «il falegname» (Mc 6,3)”. C’è anche posto per una citazione di San Paolo, e per una battuta. “«Chi non vuole lavorare, neppure mangi» (2 Ts 3,10). - È una bella ricetta per dimagrire questa, non lavori, non mangi!”.
Il Papa cita infine l’Enciclica Laudato si’, che “propone una ecologia integrale” . Chiarendo come tra lavoro e tutela dell’ambiente non esiste alcun conflitto. Al contrario sono due dimensioni che possono e devono procedere insieme. “L’Enciclica – ha detto - contiene anche questo messaggio: la bellezza della terra e la dignità del lavoro sono fatte per essere congiunte. Vanno insieme tutte e due: la terra diviene bella quando è lavorata dall’uomo. Quando il lavoro si distacca dall’alleanza di Dio con l’uomo e la donna, quando si separa dalle loro qualità spirituali, quando è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita, l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo... La vita civile si corrompe e l’habitat si guasta. E le conseguenze colpiscono soprattutto i più poveri e le famiglie più povere. La moderna organizzazione del lavoro mostra talvolta una pericolosa tendenza a considerare la famiglia un ingombro, un peso, una passività, per la produttività del lavoro. Ma domandiamoci: quale produttività? E per chi? La cosiddetta “città intelligente” è indubbiamente ricca di servizi e di organizzazione; però, ad esempio, è spesso ostile ai bambini e agli anziani”.