Una chiesetta di legno, cemento e acciaio nella regione di Tiro, in Libano, all’interno della base italiana di Shama, dove opera la missione Unifil. «Anche la popolazione ci ha aiutato a costruirla e hanno lavorato insieme cristiani di tutte le denominazioni e musulmani sunniti e sciiti», spiega il generale di brigata Diodato Abagnara, 48 anni, attualmente al comando della Joint task force Lebanon - sector West nell’ambito dell’operazione Leonte XXV, inquadrata nella missione Unifil. «Per noi l’inaugurazione di oggi ha un grande significato. È un segno di pace, di unione e di fratellanza, un momento di condivisione del popolo libanese e italiano che unisce non solo i nostri soldati, ma tutti i soldati del contingente del mio settore. Lo ripeto. è un segno tangibile di fratellanza per tutta la popolazione dell’area». A benedire la chiesa, la prima di rito cattolico latino del Libano, l’ordinario militare Santo Marcianò. «Oggi ci sentiamo a casa» ha detto l’arcivescovo nel corso dell’omelia, «accolti in questa casa che è la missione Unifil in Libano, missione sostenuta anche dall’Italia, che in questo periodo ne è alla guida ed è presente con circa 1.100 dei nostri soldati». «Una presenza importante per stabilizzare la pace e per garantire la sicurezza della popolazione alla quale diamo un supporto anche logistico con la potabilizzazione dell’acqua e la costruzione di infrastrutture. Ma anche», aggiunge, «per stabilizzare la pace in una regione così importante per il Mediterraneo e dunque anche per il nostro Paese», precisa il generale.

La chiesa, in ricordo del viaggio di Giovanni XXIII in Libano, quando da cardinale e legato pontificio, al Congresso mariano, incoronava Maria Regina del Libano, è stato intitolata proprio al Papa santo e a Maria Decor Carmeli. «Oggi papa Giovanni ritorna in Libano da Santo», dice l’ordinario militare, spiegando che c’è bisogno «di una difesa internazionale sempre più unita e competente ma, al contempo, sempre più attenta a frenare le logiche di odio e vendetta, potere e sopraffazione, esclusione e lesione della dignità umana, capaci di infuocare tanto le guerre mondiali di ieri quanto le lotte interne, la criminalità, il terrorismo fondamentalista che oggi seminano paura e morte».

Monsignor Marcianò ricorda la dichiarazione congiunta di Abu Dhabi, firmata da papa Francesco e dal grande imam di Al –Azhar, Al Tayeb, sottolineando che questo esprime «la forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace, a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune». E spiega che la dedicazione «assieme a papa Giovanni anche a Maria, Decor Carmeli», significa ricordare che «Maria è casa di Dio» e che «la vita è il risultato dell’intervento diretto di Dio» come mostra la Vergine incinta. «Il sì di Maria» dice l’ordinario, «permette una nuova creazione, perché rinnova l’uomo, lo ricrea e semina nel suo cuore la riscoperta del valore intangibile della vita e della dignità umana, fondamento della pace che voi militari difendete con impegno, fino a offrire la vostra stessa vita».

Anche papa Francesco ha fatto arrivare i suoi auguri «esprimendo apprezzamento per la significativa realizzazione» e auspicando «che il nuovo luogo di culto sia un costante richiamo a incontrare il Signore nell’intimità della preghiera per testimoniarlo nella vita quotidiana diventando testimoni di pace e fraternità».

Alla missione Unifil partecipano 10.600 militari di 42 diverse nazioni. L’Italia, dopo l’Indonesia, è la seconda forza numerica. Il comando è affidato all’Italia con il generale di divisione Stefano del Col. Dall’ottobre 2018 la Jft-L, settore ovest, è guidata dal generale Abagnara, già comandante della brigata bersaglieri “Garibaldi”, mentre il settore est è a guida spagnola.

Un contingente impegnato a mantenere la pace in questa zona cuscinetto al confine con Israele. Un equilibrio precario, messo a dura prova ancora nello scorso dicembre con i tunnel scavati dagli sciiti e le rappresaglie israeliane, ma che si continua faticosamente a cercare di mantenere. «Vediamo ogni giorno», conclude il generale Abagnara, «quanto sia importante la nostra presenza per rassicurare gli animi e per contenere il più possibile la riesplosione di conflitti».