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venerdì 13 settembre 2024
 
 

Il manifesto di Malala

10/10/2013  La più giovane candidata nella storia al Premio Nobel per la Pace, durante un'intervista in Tv ha sintetizzato in poche parole il signicato e il valore del diritto universale a ricevere un'educazione

Il suo interlocutore, lo showman Jon Stewart, è noto agli spettatori statunitensi per la parlantina disinvolta e l'ironia tagliente. La scorsa sera, invece, la sua ospite lo ha lasciato a dir poco allibito, senza parole.

Di fronte a sé siedeva Malala Yousafzai, la 16 enne pakistana diventata un simbolo della rivendicazione dei diritti umani e perciò ferita gravemente dai talebani. Oggi questa ragazzina è la più giovane candidata nella storia al Premio Nobel per la Pace e ha appena vinto il Premio Sakharov, assegnato dal Parlamento europeo.

"Siamo esseri umani ed è parte della nostra natura apprezzare davvero qualcosa solo quando essa ci viene strappata dalle mani", ha esordito Malala, dimostrando una saggezza non comune in persone della sua età. "In Pakistan i talebani hanno impedito a noi ragazze di frequentare la scuola, perché educazione significa potere per le donne. Ecco perché i terroristi temono l'educazione: perché permetterebbe alle donne di uscire da questa condizione di subalternità".

Nel corso della sua apparizione televisiva, Malala ha avuto modo di esprimere appieno il suo amore per l'istruzione, tra i diritti basilari di ogni essere umano. Un amore tanto alto da essere pronta a sacrificare la propria vita pur di difenderlo.

Quando Stewart le ha domandato cosa avesse pensato dopo aver saputo di essere nel mirino dei talebani, Malala ha risposto quasi con candore: "All'inizio ho pensato solo che un giorno sarebbe arrivato un telabano e mi avrebbe semplicemente ucciso. Poi ho cominciato a chiedermi come mi sarei comportata di fronte a lui, cosa gli avrei detto. Avrei potuto togliermi una scarpa e colpirlo con quella, ma ho capito che poi non ci sarebbe stata differenza tra me e il talebano. Perché chi ti è ostile deve essere sì affrontato, ma attraverso la pace, il dialogo e l'educazione. Infine ho pensato che gli avrei parlato di quanto sia importante l'istruzione per tutti, anche per i suoi figli. E poi l'avrei invitato a fare ciò per cui era venuto".

 
 
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