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Ora che una questione così gigantesca come l'immigrazione sembra ridotta a livello di chiacchiere da bar anche da parte di autorevoli politici, non c'è da stupirsi se perfino il serissimo ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer per festeggiare il suo compleanno non abbia trovato di meglio che far notare che i suoi 69 anni siano coincisi proprio con l'espulsione di 69 afghani rispediti nel loro Paese. L'acuta osservazione ha suscitato il gelo tra i funzionari che lo attorniavano. Ma purtroppo la cosa non è finita lì. Perché una di quelle 69 persone, un ragazzo di 23 anni, appena giunto nel centro di accoglienza di Kabul, si è suicidato.
Le autorità non hanno fornito spiegazioni sulle cause del suo gesto, ma non è difficile pensare che se sei fuggito a 15 anni da un Paese in guerra e nei successivi 8 anni hai cercato di costruirti un futuro in un altro Paese, possa essere piuttosto traumatizzante scoprire che quel Paese in cui avevi riposto tanta fiducia ti rispedisca in mezzo alle bombe.
E fa ancora più tristezza pensare che questa decisione sia stata presa per un cinico calcolo politico: ben 51 tra i 69 migranti espulsi per non aver ottenuto il diritto d'asilo erano residenti in Baviera, guarda caso proprio la regione dove nel prossimo autunno si svolgeranno delle elezioni locali molto importanti. Seehofer, da sempre molto più intransigente della sua collega di partito Angela Merkel sul tema dei migranti, ha inasprito molto le sue posizioni, perché spera così di arginare l'avanzata dei partiti di estrema destra e chissà, se l'operazione avrà successo, magari diventare lui il prossimo premier tedesco.
Intanto gran parte dei politici tedeschi hanno chiesto le dimissioni del ministro, mentre si sono svolte manifestazioni di protesta con striscioni che scandivano "L'immigrazione non è un crimine". "È giunto il momento che Seehofer se ne vada", ha detto Jan Korte del partito di estrema sinistra Die Linke. Sul piede di guerra anche i Verdi. "Lui non ha fallito solo moralmente, semplicemente non ha capito il principio del primo articolo della nostra Costituzione" ha affermato Omid Nouripour, deputato di origine iraniana del partito, citato dal sito web del Die Zeit.Da parte sua, Seehofer si è limitato a commentare: "Si tratta di un evento profondamente spiacevole, e dovremmo affrontarlo in modo corretto e rispettoso". Ammettere che la sua battuta è stata quanto meno inopportuna e chiedere scusa, sarebbe stato chiedere troppo.
I poliziotti si sono affrettati a spiegare che il ragazzo morto in Afghanistan era stato accusato di furto, tentate lesioni personali e violazione delle leggi sulle droghe, ma in passato il Governo tedesco aveva stabilito che solo i criminali accertati e i potenziali terroristi sarebbero stati rimpatriati in Paesi in cui erano in corso guerre. Evidentemente, per il povero ragazzo, in quest'Europa che ogni giorno di più sembra smarrire i suoi ideali, queste regole di civiltà non hanno avuto più valore.





