21/05/2013
“E' opportuno almeno riconsiderare, a legislazione vigente,
il tema della cittadinanza, in un'ottica di semplificazione delle
procedure, e la riforma della cittadinanza, in tal senso, rappresenta
un'esigenza concreta, diffusa, indifferibile e, al tempo stesso, una
possibilità di crescita per l'Italia”.
Così il ministro per l'Integrazione, Cécile Kyenge, si è espressa alla Camera, lo scorso 15 maggio, sul tema della legge di cittadinanza.
Il ministro è chiaramente a favore di una una nuova legge
in materia fondata “sul principio generale dell'acquisto della
cittadinanza in base alla nascita sul territorio nazionale” e le sue
dichiarazioni sono state spesso accolte in modo polemico da esponenti
della Lega e del centrodestra, secondo i quali il riconoscimento del principio dello “ius soli” non rientra nel programma del Governo Letta.
Il ministro Kyenge è stato anche accusato di “invasione di campo”, dal
momento che la materia della cittadinanza è di competenza del ministero
dell'Interno.
Alla Camera, nella seduta del 15 maggio, il ministro ha respinto le
critiche. “Nessuna invasione di campo era nelle mie intenzioni”, ha
detto, “anzi con i colleghi ministri dell'Interno e della Giustizia ho
un ottimo rapporto di collaborazione e di scambio di opinioni.
L’intendimento del Governo è quello di non far mancare l’ampio impegno
ai lavori del Parlamento nel momento in cui, e io mi auguro a breve,
inizi l’esame dei numerosi disegni di legge presentati sulla
cittadinanza”.
“Non ho mai fatto riferimento a una specifica soluzione”, precisa il
ministro Kyenge, “peraltro, secondo me, potrebbero già essere
semplificate, utilizzando le vigenti leggi, le attuali procedure che
hanno ingolfato gli uffici pubblici, imponendo ad esempio il diffuso uso
dei collegamenti informatici”.
Le considerazioni del ministro partono da alcuni dati dai quali “non si
può ormai prescindere".