La voce è quella di Chanel Dilecta Apolloni, tredicenne originaria di Thiene (Vicenza) che con un brano scritto da Carmine Spera, Angela Senatore, Fabrizio Palaferri e musicato da Marco Iardella (edito da Rai Com Edizioni Musicali) ha rappresentato, quest'anno la Rai e l'Italia, al Junior Eurovision Song Contest. Un grido di speranza quello che arriva dai ragazzi, un invito a rispondere insieme e con i fatti alle sfide del presente che Carmine Spera e i suoi colleghi non potevano ignorare. La manifestazione canora andata in onda sui canali Rai (e visibile su RaiPlay), è stata condotta per l’Italia da Francesca Fialdini e Mario Acampa, ed è arrivata alla sua ventesima edizione. Riservata ai cantanti al di sotto dei 14 anni quest’anno la finale si è tenuta all’Arena Demircian di Yerevan, in Armenia.
‘Non chiamatele canzoni. Perché quelle scritte per i bambini e per i ragazzi sono molto di più’. Carmine Spera è un omone dalle spalle larghe e dalla gentilezza infinita. Sorprende con il sorriso e la sua dolcezza. Sposato, padre di due figli e un percorso lavorativo nell'azienda di famiglia in cui si occupa di trasporti e logistica, Carmine è soprattutto la voce e il 'pensiero' dei bambini. Sì, perché dalla fantasia, dall'estro e dalla passione per la musica di Spera sono nate alcune delle hit più famose de “Lo Zecchino d’oro”. A portare la sua firma è ‘L’Anisello Nunù’, canzone che su youtube ha raggiunto quasi cento milioni di visualizzazioni. “Nacque per caso, mia nipote vide degli asinelli e si rivolse a me dicendo anisello. Capì la bellezza e l’innocenza di quella parola e così raccontai la difficoltà che a volte i bambini hanno nel comunicare. Così è nato Nunù un asinello speciale, dislessico, non un somaro come si diceva un tempo a scuola”. Ma sono tanti i temi importanti che passano attraverso la musica creata per i bambini. Ogni parola, ogni nota viene appositamente calibrata per loro.
Si, perché le parole sono importanti, ancor più quando il messaggio contenuto raggiunge esclusivamente i più piccoli. “Prima le etichette discografiche erano dotate di persone che ragionavano sui testi, oggi qualcuno la chiamerebbe censura e invece no, si cercava di capire se quel termine e quel messaggio potesse essere frainteso o potenzialmente fuoriviante – spiega il paroliere originario di Castellammare di Stabia – oggi con il web e con la comunicazione digitale tutto è più diretto. Basta uno smartphone, una connessione e si può comunicare con tutti. Senza filtri. Questo è meraviglioso ma può essere anche rischioso”. Il pensiero di Carmine va soprattutto ai bambini, ai 'suoi' ascoltatori “sarebbe bello e forse opportuno che autori indipendenti, influencer, artisti insomma tutti coloro che si rivolgono anche ai più giovani si dotassero di una sorta di carta di autoregolamentazione – spiega – un codice deontologico per evitare messaggio fuorvianti. Con la tecnologia che abbiamo oggi a disposizione tutti, anche i più piccoli, hanno accesso a tablet, computer o cellulari e per i genitori diventa sempre più difficile controllare cosa ascoltano o guardano i propri figli. Lo sforzo, la ricerca del bello e dell'utile nel messaggio deve partire proprio da noi, da chi crea contenuti”.