Buongiorno,
siamo i genitori di Daniele, che ha 7 anni ed è molto vivace e socievole. Siamo una famiglia accogliente e abbiamo sempre invitato a casa gli amici di nostro figlio. Da qualche mese, però, Daniele non vuole più invitare nessuno e insiste per andare sempre a casa di Luca, bambino di 8 anni con cui gioca a calcio. I genitori di Luca lavorano fuori città e quindi i bambini restano spesso a casa con i nonni o con la tata. Con la scusa di fare ricerche su Internet per la scuola, passano molte ore davanti al computer. Vi scriviamo perché, qualche giorno fa, Daniele ha iniziato sia a farci domande sul sesso molto precise, sia a reagire con aggressività nei nostri confronti. D’un tratto è diventato un bambino violento nel gioco, competitivo e sempre arrabbiato. Le domande di nostro figlio ci hanno colti di sorpresa, siamo rimasti senza parole e infatti non abbiamo saputo rispondere nulla! Può essere che abbia visto delle scene al computer che lo abbiano disturbato? In questi casi, che cosa possono fare i genitori? Che risposte dare a un bambino di soli 7 anni?
GAIA e ANTONELLO, VARESE
La preoccupazione, i dubbi e le domande dei genitori di Daniele sono frequenti nelle famiglie contemporanee: sempre più spesso, infatti, gli adulti chiedono un aiuto a un “esperto” affinché possa dire loro come rispondere ai quesiti dei bambini.
L’età infantile è costellata da molte domande che, tuttavia, possono organizzarsi intorno a due questioni principali: «Chi sono io»? e «Che cosa succede fuori di me/chi sono gli altri»? Sono due interrogativi che il bambino incontra già in tenera età, a partire dai 6 mesi, nel momento in cui vede la sua immagine riflessa allo specchio e la mamma o il papà che gli tengono la mano.
Davanti allo specchio, il bambino non solo non capisce che cosa stia accadendo ma, soprattutto, si spaventa: non è in grado di riconoscere la propria immagine riflessa e, per questo, spesso inizia a piangere. Il suo pianto è però placato dallo sguardo amorevole e dalla voce dell’adulto che, indicandolo, gli dice: «Questo sei tu»! La magia dello specchio cattura ed entusiasma il bambino in un duplice movimento: da un lato è visto dall’adulto e quindi può vedersi, dall’altro è nominato dall’adulto e quindi può nominarsi.
Lo specchio non contribuirebbe alla formazione della soggettività del bambino, se non ci fossero lo sguardo accogliente e la parola che nomina dell’adulto. Già da piccolo, quindi, può reperire una prima risposta all’interrogativo «Chi sono»?
La seconda domanda, relativa al mondo esterno, è oggi declinata a partire da come funziona il sociale nella contemporaneità, da cosa il bambino vede riflesso nello schermo sociale.
Quest’ultimo è oggi di maggiore accesso per i piccoli: nelle camere di ciascuno, nelle case delle famiglie ci sono più schermi che proiettano immagini. Molto precocemente, quindi, i bambini si ritrovano davanti a uno specchio che, come quello che incontrano da piccoli, seduce, affascina e al contempo spaventa. Utilizzando gli schermi tecnologici (cellulari, smartphone, tablet e Pc) e navigando in Rete è semplice incappare – anche erroneamente – in materiale pornografico, oppure cadere nella trappola del cyberbullismo. Tali incontri contengono sempre dei rischi e possono avere effetti traumatici sui bambini: le immagini e le scene catturano precocemente il bambino che, sovente, non dice e non chiede una traduzione di ciò che vede agli adulti.
Daniele invece, come si legge nella lettera dei genitori, ha domandato agli adulti un aiuto rispetto alla possibilità di ricevere delle traduzioni per riuscire a creare un discorso intorno a un’immagine o a una scena che per lui probabilmente conteneva un “eccesso sconosciuto”, difficile da gestire. Dunque, che fare? Esattamente come accade davanti allo specchio per la prima volta, i bambini hanno bisogno dello sguardo amorevole, capace di accogliere, e della voce dei genitori che possa dare un nome, un senso a ciò che vedono. Non esistono, in questi casi, delle risposte “giuste” da dare al proprio figlio. Ma è certamente importante esserci e non sottrarsi!
Un giorno, il pittore Vasilij Kandinskij disse che le pagine bianche non sono altro che un ricettacolo di immagini mentali e di un silenzio ricco di possibilità. Ecco, nella società contemporanea le pagine raramente sono bianche, sono piuttosto riempite di colori fosforescenti, di impatto, che attraggono e confondono. In questo caso, soprattutto in infanzia,
il silenzio degli adulti potrebbe non essere una possibilità creativa ma un rifiuto, un isolamento che potrebbe comportare l’insorgere di una difficoltà o di una fatica evolutiva. Se i bambini chiedono, è bene che gli adulti, a partire dalla loro esperienza, dal loro esempio e dalle loro intuizioni, possano trovare e inventarsi una risposta: magari meno colorata, meno confusiva, ma più pacificante.
UN “FILTRO” PER PROTEGGERLI
In collaborazione con l’agenzia di comunicazione “Hi! Comunicazione”, l’Associazione Pollicino e Centro crisi genitori Onlus ha realizzato un sistema di filtro che limita al massimo l’accesso a materiale e siti di origine pornografica. È un filtro, scaricabile gratuitamente dal sito dell’Associazione con un semplice click, che seleziona in automatico i contenuti della Rete. La collaborazione con “Hi! Comunicazione” nasce dall’esperienza clinica dell’Associazione Pollicino e Centro crisi genitori Onlus che, oggi sempre di più, si confronta costantemente con famiglie che riportano problematiche relative all’utilizzo corretto delle tecnologie da parte dei minori. Web parental control by Associazione Pollicino è quindi nato per aggiungere un filtro, per lasciare genitori e bambini meno soli, per proteggere l’innocenza dei bambini, perché vogliamo che la creatività ingenua e preziosa del mondo infantile venga rispettata. Purtroppo, al momento, il filtro è disponibile solo in versione desktop, perché è necessario un finanziamento per l’estensione ai dispositivi mobili. I bambini vanno ascoltati, compresi e protetti: hanno bisogno di noi!