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mercoledì 23 aprile 2025
 
Il saluto di don Sciortino
 

Don Antonio Sciortino: «Il mio grazie per aver sostenuto la nostra sfida»

09/12/2016  Il congedo del direttore di “Famiglia Cristiana”, don Antonio Sciortino

Cari lettori, dopo diciassette anni lascio la direzione di Famiglia Cristiana e colgo l’occasione per esprimere qualche ringraziamento: innanzitutto alla mia congregazione, la Società San Paolo editore della rivista, perché ha avuto fiducia in me e mi ha dato l’onore (ma anche l’onere) di dirigere questo straordinario settimanale che, da più di ottant’anni, è punto di riferimento per la vita del Paese e della Chiesa italiana: fiducia che spero sia stata ben riposta; un grazie a tutti i giornalisti e i collaboratori per avermi aiutato a mantenere alto il prestigio della rivista, in continuità con il mio predecessore, don Leonardo Zega, che è stato per me un grande maestro di giornalismo; lui mi ha insegnato a declinare con professionalità il motto dell’Alberione “Parlare di tutto cristianamente”, che è il cuore della nostra missione paolina attraverso i mass media.
Un immenso grazie, infine, a voi lettori, per la fedeltà con la quale ci seguite da anni e per la concreta generosità con cui avete risposto a ogni nostro appello: non faremo mai abbastanza per ripagarvi di questa amicizia e familiarità; voi siete cresciuti con Famiglia Cristiana, una presenza amica che entra ogni settimana nelle vostre case, ma anche noi abbiamo appreso tantissimo da voi. Almeno io. Mi siete stati vicini e solidali nell’affrontare le diffi cili sfi de di questi anni: a difesa della famiglia dai continui attacchi che ne volevano e ne vogliono ancora la dissoluzione; nel dare voce agli ultimi della società, raccontando le periferie geografiche e dell’esistenza in Italia e nel mondo; nello stimolare i rappresentanti delle istituzioni a una “politica alta”, con più etica e in vista del “bene comune”; nel promuovere la dignità e i diritti di ogni persona umana, al di là della provenienza, del colore della pelle e del credo religioso, in anni in cui le leggi italiane erano tese più a escludere che a includere chi cercava speranza nelle nostre terre, fuggendo dalla guerra o dalla fame.
La mia “stella polare” è sempre stato il Vangelo, nella sua scomodità e nell’andare controcorrente, declinato nei princìpi della Dottrina sociale della Chiesa. Abbiamo raccontato una “Chiesa povera e per i poveri”, una “Chiesa samaritana” (espressioni care a papa Francesco), che cammina in mezzo agli uomini curandone le ferite e lenendone i dolori. Tra i tanti ricordi che porto con me, uno mi è molto caro: è un riconoscimento che mi ha ripagato di tante fatiche e sofferenze. «Nel silenzio assordante di chi avrebbe dovuto alzare la voce a difesa degli ultimi e degli immigrati», mi ha scritto un lettore, «devo ringraziarla, caro direttore, perché lei con i suoi editoriali non ci ha fatto vergognare d’essere cristiani».
Cari lettori, so di lasciare la direzione in buone mani. Al nuovo direttore, don Antonio Rizzolo, faccio i più sinceri auguri, certo che saprà innovare nella continuità, garantendo alla testata quell’autonomia, coerenza e libertà di pensiero che, da sempre, l’hanno contraddistinta come una delle voci più autorevoli nel panorama editoriale italiano e non solo. Un caro saluto a tutti e un ricordo nel Signore.

QUESTI ANNI DENTRO LA STORIA AL SERVIZIO DELLA VERITÀ

Volarono anni brevi come giorni. A ripercorrere gli anni della direzione di don Antonio Sciortino vengono in mente i versi di Montale. Diciassette anni intensi, appassionati, difficili, volati attraverso mutamenti epocali: gli anni della globalizzazione successivi alla caduta del Muro di Berlino che hanno visto Tangentopoli, la Seconda Repubblica, l’attentato alle Torri gemelle, l’avvento di Internet, l’emergere del “Nuovo Mondo” cinese, le migrazioni, le nuove e vecchie povertà, il crollo finanziario del 2008, la crisi economica che ha trascinato nel vortice le famiglie, il declino dell’Unità europea, il terrorismo e il radicalismo islamico, il martirio dei cristiani, così simile a quello dei primi secoli, le guerre che infiammano il pianeta. E su tutto la voce della Chiesa che dal lungo pontificato di “Karol il Grande”, san Giovanni Paolo II, ha attraversato la storia fino a Benedetto XVI e a Francesco, il Papa che viene “dalla fine del mondo”.
La Famiglia Cristiana diretta da Sciortino ha attraversato questi anni veloci e simili a epoche straordinarie all’insegna di un giornalismo libero, obiettivo, appassionato e coraggioso, raccontando le nuove stagioni della Chiesa, della cronaca e dell’attualità, interpretando i cambiamenti alla luce del Concilio e aggiornandolo allo spirito dei tempi, fino a precorrere in tanti servizi ed editoriali il magistero di Francesco. Anni tumultuosi e per niente facili anche sul piano della politica italiana e internazionale. Alla classe politica i nostri editoriali e i nostri servizi non hanno mai fatto sconti, denunciando soprattutto il basso livello cui era giunta. Alcuni diventarono un caso politico-editoriale, come quello del 2008 sul “Presidente spazzino nell’Italia da marciapiede”, dedicato all’invio a fini propagandistici dei militari nelle periferie da parte del Governo Berlusconi, in cui si denunciava il rischio di “una guerra tra poveri”, o l’attacco al Governo Prodi per non aver difeso adeguatamente i bisogni delle famiglie e aver proposto i “Dico” nelle unioni civili. “Pasticcio veltroniano in salsa pannelliana” era il titolo di un altro durissimo editoriale che denunciava la deriva radicale che aveva preso il Pd di Veltroni. Così come non sono mancati contro Famiglia Cristiana gli attacchi velenosi di un certo giornalismo “che da cane da guardia si fa cane di servizio”.
La bussola di questi burrascosi anni è stata la Chiesa in tutte le sue articolazioni, soprattutto la Chiesa degli ultimi, la “Chiesa scalza” amata da papa Francesco, attenta alle vecchie e nuove povertà e ai bisogni della famiglia, altro faro della direzione e dei suoi giornalisti nell’interpretare i cambiamenti del nostro tempo.

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