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venerdì 11 ottobre 2024
 
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Il mio meraviglioso figlio Down

04/06/2015  La mamma ritira dalla scuola suo figlio disabile perché i compagni di classe, incitati dalla maestra, lo picchiano quando si comporta male. E' possibile che persone come queste possano insegnare?

Sono la mamma di un bimbo “anche” Down. Dico “anche” perché lui non è solo una sindrome, ma un figlio meraviglioso, affettuoso, bello, anche se ha dei limiti. Frequenta la seconda elementare in una piccola scuola pubblica, in provincia di Firenze, dove più o meno ci si conosce tutti. Un’insegnante, che già aveva avuto in classe un mio figlio più grande, ha fatto di tutto per averlo con sé. Io ne ero felice, ma poi sono venuta a sapere dai compagni di classe che l’insegnante li istigava a picchiarlo quando si comportava male. La malvagità della mente umana non ha limiti. A malincuore, l’abbiamo portato via da quella scuola; era affezionato ai suoi amici, che gli volevano bene. Penso che persone come questa dovrebbero essere allontanate dall’insegnamento. Dov’è l’integrazione, se un adulto che dovrebbe essere un punto di riferimento importante per ogni bambino, gli può fare così facilmente del male?

D.B.

Chi non ha rispetto di un bambino con handicap ha solo da vergognarsi. E se svolge ruoli educativi, è giusto che venga ripreso e sollevato dall’impegno. Ancora una volta, il buon esempio ci viene dai piccoli, che hanno molto più cuore, dignità e buon senso rispetto a tanti adulti. Qualche settimana fa, ero a Cosenza per il Festival della Comunicazione organizzato dalla Famiglia Paolina, in collaborazione con la diocesi. Tra le tante manifestazioni, la sera conclusiva ha visto una serie di testimonianze sulla famiglia. Tra queste mi ha molto colpito la scolaresca di Morelli di Trenta, in provincia di Cosenza, protagonista di un semplice e grande gesto di solidarietà. In occasione di una gita scolastica, i bambini erano tutti già saliti sul pullman, eccetto un loro compagno, Gabriele, costretto su una sedia a rotelle. Non riuscivano a portarlo su per via dei gradini alti e per l’assenza di persone disponibili ad aiutarlo. I suoi compagni hanno detto: «O tutti o nessuno», così sono scesi e hanno deciso di non partire. I grandi non avrebbero rinunciato alla gita.

 
 
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