Il siriano padre François Mourad, monaco cattolico eremita, è stato ucciso nei giorni scorsi a Ghanassieh, villaggio di 4.000 abitanti, a maggioranza cristiana, ma con una buona presenza alawita, nella provincia di Latakia, nel nord-ovest della Siria. La dinamica non è ancora del tutto chiara. Il padre, che viveva vicino al villaggio, negli ultimi tempi si era rifugiato nel convento di sant'Antonio da Padova, di proprietà della Custodia di Terra Santa, a causa della crescente insicurezza nella zona. «Era un buon amico dei francescani, che aiutava nella pastorale», ha detto il custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, raccomandando la preghiera per lui e per tutti quanti si trovano nelle aree a rischio.
A comunicarne la morte è stato fra Halim Noujaim, ministro della regione di San Paolo (che comprende Siria, Giordania e Libano), dei frati minori. Ma la dinamica dei fatti resta incerta. Secondo fra Noujaim, le ipotesi sono due. O si è trattato di un proiettile vagante entrato da una finestra, oppure di un'esecuzione a sangue freddo. Sembra, infatti, che un commando di ribelli islamisti abbia assaltato il convento per rubare, e abbia sparato al monaco. Fra Firas Lufti, di stanza a Kanaieh, si è recato a Ghanassieh per prelevare la salma, e ha confermato la distruzione di parte del convento e la spogliazione di tutti gli oggetti di valore. Ha caricato il corpo di padre Mourad, che è stato tumulato a Kanaieh, e portato con sé anche le suore che si trovavano sul posto e che erano spaventatissime. Per il momento, altre notizie non sono giunte. Anche perché, fra Filippo Mistrich, parroco di Ghanassieh che, al momento dei fatti, era assieme a padre Mourad, ha preferito allontanarsi per qualche giorno.
Ma fra Halim ha lanciato un allarme. “L'Occidente - scrive -, nell'appoggiare i rivoluzionari, appoggia gli estremisti religiosi, e così facendo, aiuta ad ammazzare i cristiani. Di questo passo non rimarrà nessun cristiano in quei luoghi”.