(nella foto: mons. Maroum Lahham, vicario patriarcale per la Giordania della Chiesa latina)
Un anno dopo l’arrivo dei primi profughi iracheni in Giordania in fuga dalla furia dell’Isis il Papa deplora con forza “il silenzio di tutti” davanti alla persecuzione di numerosi cristiani “vittime del fanatismo e dell’intolleranza”. Lo ha fatto con una lettera, che pubblichiamo integralmente nella versione autografata da Papa Francesco, inviata attraverso il, Segretario generale della Cei mons. Nunzio Galantino, al vicario patriarcale per la Giordania della Chiesa latina mons. Maroum Lahham.
Galantino è da giovedì in Giordania per portare la solidarietà del Papa e la vicinanza della Chiesa italiana. Bergoglio nella lettera esorta di nuovo la comunità internazionale a non restare “muta e inerte” davanti a questo “crimine inaccettabile”. I toni della lettera sono particolarmente forti e l’intervento avviene esattamente ad un anno dalla cacciata dalla piana di Ninive in Iraq dei cristiani iracheni e dalla conquista di Mossoul da parte degli uomini del Califfato nero. Fa seguito all’appello vigoroso del 26 luglio scorso, quando ha chiesto parlando all’Angelus in piazza san Pietro la liberazione di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano scomparso da più di due anni nel nord della Siria.
Mons. Lahham, in un’intervista a Tg2000, commentando la lettera del Papa, ha denunciato che “la comunità internazionale politica è assolutamente inerte, assente, silenziosa anzi complice” della persecuzione dei cristiani: “ La comunità internazionale cristiana, invece, non ha mai smesso di inviarci aiuti per andare incontro ai bisogni dei fratelli della Chiesa”. Il vescovo di Amman ha spiegato che “senza la Caritas internazionale e la Cei” non “saremmo in grado di portare aiuto ai nostri fratelli cristiani”: “Qui c’è bisogno di tutto: dal rifacimento dei tetti delle case, all’acqua, alla luce, alle cure mediche. Quest’anno realizzeremo un progetto immenso: apriremo le nostre scuole il pomeriggio per quei 1700 ragazzi che hanno già perso l’anno scolastico affinché possano seguire le lezioni e non perdere un secondo anno di scuola. Questo comporta, però, un costo perché è necessario pagare dei professori. In questo senso la Cei ci potrà dare un aiuto”.