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Il muro assassino di Trump

26/06/2019  I corpi senza vita di padre e figlia che galleggiano sul fiume. Sono diventati come Aylan il simbolo della ferocia dei governi nell'impedire ai migranti di attraversare i confini. In realtà non fermano l’immigrazione ma rendono solo più rischiosi i modi per emigrare.

Le immagini che scuotono l’America e il mondo sono quelle di un padre e di una figlia annegati inun canneto  del Rio Grande mentre cercavano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti: sono stati trovati a faccia in giù nell’acqua sporca di fango, le braccia della piccola di due anni ancora strette al collo del papà. La fotografia è stata scattata da Julia Le Duc, reporter del periodico la Journada. L’ennesimo  simbolo dei migranti che muoiono cercando di lasciare il proprio Paese per vie impervie e pericolose a causa dei muri eretti dai governi. Muri assassini, perché non fermano l’immigrazione ma rendono solo più rischiose i modi per attraversare i confini.

Lo scatto ricorda quello di Aylan Kurdi, il bambino di tre anni trovato morto sulle coste della Turchia nel 2015. I cadaveri hanno un nome: si tratta di un cittadino salvadoregno, Oscar Alberto Martinez, di 25 anni, e sua figlia Angie Valeria. Si vede la bimba legata al padre da quella che sembra essere una maglietta con il quale l’uomo forse cercava di tenere la piccola stretta a sé nel tentativo di proteggerla. La morte sarebbe avvenuta domenica 24 giugno e i due corpi sono stati ritrovati lunedì 25.  Il ministro degli Affari esteri di El Salvador ha intanto invitato le famiglie che tentano di migrare negli Usa di ripensarci: “Non rischiate”. Non sono gli unici cadaveri trovati in quell’area: è stato rinvenuto anche il corpo di un neonato.

Oscar e Angie sono il simbolo delle vittime della politica miope, inumana e feroce della costruzione del muro che divide l’America dal Messico. Lo stavano costruendo anche dove sono morti padre e figlia. Pali d’acciaio appuntiti in cima, fortissimamente voluti dal presidente Trump “per proteggere il Paese”. Due degli “aggressori” galleggiavano sul Rio Grande, senza più vita. Desideravano solo un futuro migliore, hanno trovato la morte. Fuggivano dalla miseria estrema, dalla fame, dalla violenza dei loro Paesi. Una macchia nella coscienza morale dell’America.

Intanto, il massimo responsabile dell’agenzia federale che gestisce i campi al confine del Messico dove vengono trattenuti i bambini separati dalle famiglie illegali è costretto a dichiarare le dimissioni, dopo che un gruppo di legali ha testimoniato le condizioni terribili in cui i minori sono costretti a vivere: senza cibo adeguato, con scarsa assistenza medica, i neonati accuditi da altri minori. Nell’ultimo anno 6 bambini hanno perso la vita.

Il Papa "ha visto, con immensa tristezza, l'immagine del papà e della sua bambina morti annegati nel Rio Grande mentre cercavano di passare il confine tra Messico e Stati Uniti. Il Papa è profondamente addolorato per la loro morte, prega per loro e per tutti i migranti che hanno perso la vita cercando di sfuggire alla guerra e alla miseria". Lo ha detto, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti, il direttore "ad interim" della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti.

 

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