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mercoledì 18 settembre 2024
 
l'approfondimento
 

«Il cielo in quelle stanze»: don Domenico Soliman spiega l'attualità del beato Alberione

17/06/2022  Ripresentiamo la riflessione sul fondatore fatta quyalche tempo fa dal nuovo superiore generale della San Paolo. L'avevamo intervistato nei locali rinnovati del Museo che ospita i ricordi dell'apostolo della stampa: l'articolo uscì sul finire del 2021, pubblicato all'interno in uno speciale dedicato alla figura di don Giacomo Alberione

Le stanze dove visse, studiò e morì, i suoi oggetti personali: dal telefono al mappamondo, alla tazzina con cui beveva il caffè. Ma poi anche i suoi libri e il calice con cui celebrava. E il “contratto”  che aveva stipulato con lo Spirito Santo e che, nei primi anni, portava con sé. «La sua cambiale con il Padreterno», come la chiamava e nella quale era scritto: «Io farò tutto per la tua Gloria, tu provvedi a noi». Chi visita il Museo dedicato al fondatore della Famiglia Paolina, inaugurato il 26 novembre 2021 dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, ha uno spaccato della spiritualità e dell’apostolato «del nostro don Alberione, umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all’opera (secondo la formula tradizionale ora et labora), sempre intento a scrutare i “segni dei tempi”, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime», come di lui disse Paolo VI.

Papa Montini venne a visitarlo anche poche ore prima della morte, come testimoniano alcune delle foto esposte. «Oltre alle camere che sono intatte così come erano nel 1971», racconta don Domenico Soliman, abbiamo allestito quattro stanze che evidenziano quattro temi. La prima dedicata ai rapporti che ha curato nella vita: i suoi primi incontri fino ad arrivare al primo incontro con Paolo VI. Le relazioni, i viaggi, le persone significative che ha conosciuto. La seconda, invece, evidenzia l’uomo di preghiera, di vita interiore, l’uomo santo. Nella terza il tema dello studio «un aspetto caratteristico, perché lo studio non è solo imparare e avere il diploma, ma occorre – la studiosità – che sia finalizzato alla  missione», spiega don Soliman. E quindi «Alberione che scrive e fa scrivere e tutto quello che ha investito nella formazione dei suoi figli». Infine, la quarta stanza mostra «don Alberione che dà vita a degli  apostolati, ma soprattutto a una famiglia». L’idea, conclude il postulatore, «è quella di curare e promuovere la memoria. È un percorso: nel museo raccontiamo alcuni aspetti della sua vita, per passare poi al santuario che continua a spiegare, nelle sue tre chiese, la sua visione  teologica e apostolica a partire da Maria: Alberione è un apostolo moderno e, come Lei, anche lui, i  Paolini e le Paoline, ogni cristiano. E poi si giunge all’apice, all’urna, all’incontro di persona. La preghiera davanti alle reliquie del beato è il termine di questo incontro volto a conoscere don Alberione, perché diventi familiare. Vorremmo che questo diventasse un luogo di passaggio non solo per la Famiglia Paolina, ma per tutti».

 
 
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