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sabato 30 settembre 2023
 
 

Il Natale di Annie Lennox

13/12/2010  L'ex cantante degli Eurythmics ha realizzato un album di canzoni della tradizione e dell'infanzia. Anche per aiutare attraverso la sua fondazione i bambini del Terzo mondo.

Il fuoco crepita nel caminetto, eppure da fuori arrivano refoli di aria tiepida. La temperatura è quasi estiva, eppure ad Annie Lennox piace creare l’illusione dell’inverno, galeotto il suo nuovo disco, A Christmas Cornucopia, che ha recentemente presentato a Londra. La cantante scozzese, ex Eurythmics, è stata a lungo un’icona dal fascino ambiguo; la carnagione bianchissima, occhi caustici e quel sorriso vagamente efebico per il quale molti colleghi andavano pazzi.

Ha compiuto 56 anni; ne sono passati quasi 35 dalla prima incisione, e questo è il sesto album da solista, realizzato con un’orchestra di 30 elementi: una raccolta di Christmas carol. Ma un Cd di canzoni del Natale non stride con i ricordi della donna di Aberdeen sul palco mascherata da Elvis Presley o impegnata a duettare con David Bowie al Freddie Mercury Tribute Concert nel 1992?

«Sono le canzoni della mia giovinezza, le cantavo a scuola o in chiesa, lasciandomi sedurre dalla loro bellezza. Erano anni in cui pensavo di dar voce alla ragazzina che mi porto dentro».

– Per questo ha deciso di comporre Universal Child, unico brano originale del disco?
«È una canzone che riassume l’identità del disco, cioè la celebrazione dell’infanzia. Pensavo a tutte quelle creature che crescono in un mondo difficile come il nostro, dove amilioni di bambini non viene riconosciuto il diritto di diventare giovani, poiché privati di assistenza sanitaria, diritto all’educazione, in alcune terre persino senza cibo e acqua. L’intero lavoro è molto condizionato da un incontro che feci con Nelson Mandela nel 2003, infatti in cinque brani utilizzo il South African Children’s Choir composto da bambini di otto anni incontrati grazie alla sua fondazione 44664. I proventi dell’album andranno nelle casse della mia fondazione (la Annie Lennox Foundation), che si batte proprio per sconfiggere la piaga dell’Aids in Africa. Fu proprio un discorso di Nelson Mandela, dall’isola-prigione di Robben Island dove fu detenuto per 26 anni, che mi sconvolse e fece decidere di fondare l’associazione: Mandela definiva la pandemia dell’Aids un vero e proprio genocidio dei nostri giorni».

– Torna il tema dei bambini, nella sua vita e anche nel suo ultimo disco...
«Nella società dei consumi abbiamo smarrito alcuni valori fondamentali, persino uno dei significati più intimi e profondi per lo spirito umano come il messaggio di pace universale contenuto nel Natale. Così ho deciso di rendere omaggio a questo giorno – che tra l’altro coincide con il mio compleanno – in cui si celebra la nascita del Figlio di Dio, ma anche la nascita intesa come un valore simbolico molto forte. Per questo non posso che pensare ai bambini di tutto il mondo, proprio cantando canzoni di Natale chemi riportano all’adolescenza».

– Le sue due figlie come hanno reagito a questo disco?
«Tali, che ha 17 anni, è molto presa dalla sua attività di modella; Lola, tre anni più grande di Tali, studia musica classica ma ancora non sa bene dove andare a parare, però era molto incuriosita dalle mie scelte».

– Canterete insieme le canzoni di A Christmas Cornucopia il giorno di Natale?
«Passeremo la giornata nella mia casa, e già mi emoziona l’idea perché, pur essendo molto unite, le nostre professioni spesso ci tengono a distanza, però non credo canteremo, mi immagino delle ore trascorse in modo normale, forse più intime. Sono una persona comune, pensa un po’ che non mi piace andare in tour, credo sia una cosa da maschi e la lascio fare a loro, io preferisco trascorrere tempo in casa».

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