Il premio Nobel per la Pace 2018 è stato assegnato a Denis Mukwege e Nadia Murad “per i loro sforzi per mettere fine alle violenze sessuali nei conflitti armati e nelle guerre”. L’annuncio è stato fatto intorno alle 11 di oggi a Oslo, in Norvegia, dal Comitato norvegese per i Nobel. Entrambi i premiati, ha spiegato il Comitato, hanno dato un contributo essenziale per portare l’attenzione sui crimini di guerra. Aveva già ricevuto il premio Sacharov per i diritti umani, Nadia Murad, 25 anni, un'attivista irachena yazida e Ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Nell’agosto 2014 Murad fu rapita da alcuni miliziani dell’ISIS durante la grande offensiva dello Stato Islamico nel Sinjar, area dell’Iraq abitata in prevalenza da yazidi. I miliziani massacrarono centinaia di persone che abitavano a Kocho, la cittadina di Murad: Nadia vide morire sei fratelli e poi la madre prima di essere presa in ostaggio con una sorella, destinata a essere venduta come schiava. Murad è una delle circa 3mila ragazze yazide vittime di stupri e altri abusi compiuti dai miliziani dell’ISIS, ampiamente documentati da diverse inchieste giornalistiche. Dopo tre mesi di sequestro, Murad riuscì a scappare e poi cominciò a raccontare le violenze che aveva subìto. Nel settembre 2016 l'avvocata Amal Clooney ha spiegato presso l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) le motivazione per cui ha accettato di rappresentare Nadia Murad nell'azione legale contro i comandanti Isis. La Clooney, in quell'occasione, ha descritto il genocidio, lo stupro e la tratta come "burocrazia del diavolo a scala industriale" e ha sottolineato come la tratta di esseri umani è tuttora praticata dai soldati Isis, sia tramite social network sia nelle zone da loro controllare. Nadia Murad ha ricevuto numerose minacce per via del suo impegno alla causa. Nel maggio 2017 il papa, commosso dalla sua storia, ha voluto incontrarla in Vaticano.
Premio Sacharov anche per Denis Mukwege, 63 anni, medico specializzato in ginecologia e ostetricia di origini congolesi. È il fondatore dell’Ospedale Panzi di Bukavu, nella parte orientale del Congo, dove è diventato tra i più grandi esperti mondiali nel trattamento dei danni fisici dovuti agli stupri. Con i suoi colleghi, ha trattato migliaia di pazienti, accolte nella clinica dopo i numerosi casi di stupro avvenuti nella lunga guerra civile del paese. Nel corso degli anni, Mukwege è diventato un simbolo e un punto di riferimento, sia nel Congo sia per la comunità internazionale, per l’assistenza e l’aiuto delle persone che hanno subìto violenze sessuali in guerra e nei conflitti armati. Mukwege ha criticato duramente il governo congolese per non avere fatto a sufficienza nel contrasto delle violenze sessuali, estendendo le critiche ad altri governi in giro per il mondo. «In un mondo di inversione di valori, rifiutare la violenza significa essere dissidente», aveva detto in un’intervista a Famiglia cristiana dopo essere scampato a un attentato. «La paura c’è ma non si sente; se sente più forte l’orrore da combattere».