Dio si prende cura di ogni persona sotto il sole, sia essa cristiana, di altra religione o senza religione. Il Dio dei padri e Padre di Gesù è il Dio di tutti (Ef 4,16), perché «siamo stirpe di Dio» (At 17,29), oltre ogni preferenza (At 10,34) e avanti a ogni risposta umana e indipendentemente da essa. Dio è libero e gratuito amore, soprattutto per i poveri e i malati, straniero a ogni esclusione per ragioni religiose, etniche o morali.
Per un seguace di Gesù non vi sono dubbi. Nel cammino storico di Gesù il suo Dio è guarigione del corpo e del cuore, per giudei e pagani. Nella croce di Gesù, Dio si è rivelato dedizione “senza se e senza ma” per ogni lingua, come suggerisce la scritta in ebraico, latino e greco (Gv 19,20); in lui Dio attrae tutti a sé (Gv 12,32; 19,37) introducendo l’intero mondo nel suo amore. Nel Risorto Dio effonde perdoni per tutti (1Gv 2,2) e Spirito che soffia dove, come e quando vuole (Gv 3,8). Davvero «così Dio ha amato e ama il mondo» (Gv 3,16-17).
La questione non verte pertanto sul sapere se Dio possa compiere miracoli al di fuori della Chiesa. Il deposito di fede consegnato alla Chiesa non si lascia imprigionare e delimitare da essa, ma spinge la Chiesa stessa a risvegliare la sua coscienza, perché divenga il luogo visibile di un amore che non conosce confini a partire dai poveri, i soli soggetti che hanno diritto a una compassione attiva da parte dei cristiani, per i quali la compassione diventa un dovere. Ecco il miracolo atteso da Dio e dai provati della vita: «All’infuori dell’amore non c’è salvezza» (Mt 25,31-46).
Ed è proprio l’amore a spingere il Dio dei padri e Padre di Gesù a farsi vicino a ogni creatura in molti modi e sotto diversi nomi. Le religioni altro non sono che cammini aperti da Dio per incontrare l’uomo e per farsi incontrare dall’uomo in un rapporto ove l’unico Dio si fa ascolto di tutti, orecchio teso al multiforme libro della preghiera universale.
Di questo il cristiano si rallegra, risvegliato alla consapevolezza che all’interno dei propri tracciati religiosi ogni uomo è accolto, ascoltato e riscattato da Dio. Questo è un dato che le Chiese non possono né negare, né sostituire e né annettere, ma semplicemente riconoscere, senza nulla togliere al loro sentire e sapere Cristo come il coinvolgimento dello stesso Dio nella storia dell’uomo dischiusa ai suoi perdoni, alla sua parola e alla sua vita eterna.
Al contrario, l’essere collocati in Cristo ci permette di essere iniziati da Cristo stesso a leggere i passaggi di Dio nei cammini, religiosi e non, dell’umanità. Cammini rispettati nella loro alterità e in un procedere insieme così descritto da Benedetto XVI nella sua lettera ai vescovi del 10 marzo 2009: «Tutti coloro che credono in Dio cerchino insieme la pace, tentino di avvicinarsi gli uni agli altri, per andare insieme, pur nella diversità delle loro immagini di Dio, verso la fonte della luce».
E il pensiero si riannoda alla preghiera di Assisi delle varie espressioni religiose, con la presenza da parte cattolica di Giovanni Paolo II.