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lunedì 23 giugno 2025
 
GMG 2016
 

Polonia, il rischio di uno Stato sempre meno di diritto

12/07/2016  I giovani vanno in un Paese che sta progettando chiusure su migranti, stampa, giudici. E ha un welfare zoppo

Anche la Chiesa aveva messo in guardia il Governo nazionalista polacco guidato dalla premier Beata Szydlo. Prima monsignor Tadeusz Pieronek, ex-segretario della Conferenza episcopale e poi il cardinale di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, ex segretario di Karol Wojtyla, avevano denunciato le divisioni della società e i rischi di negazione dello stato di diritto. È una Polonia divisa con equilibri istituzionali precari, sotto osservazione da parte della Commissione europea che ha indagato Varsavia per violazione dello stato di diritto con una procedura inedita, mai scattata prima in Europa, quella che si appresta ad accogliere i giovani della Gmg e papa Francesco.
L’ultima decisione riguarda l’addio al neoliberismo e l’annuncio da parte del ministro dell’Economia Mateusz Morawiecki di un nuovo corso fondato su nazionalismo e su paternalismo, privatizzazioni mirate per salvaguardare l’identità polacca e riorganizzazione dello Stato in senso autoritario. Così la Polonia si chiude sul modello dell’Ungheria di Viktor Orban e Varsavia si candida a diventare la capofi–la del fronte del ri–uto europeo.
I tempi del cosiddetto “Gruppo di Visegrad”, creato da Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria per favorire l’integrazione a Est, sono crollati sotto il maglio di parole d’ordine inquietanti sugli immigrati, sulla libertà di stampa, sull’indipendenza dei giudici. Anche le critiche al neoliberismo non seguono la logica virtuosa di una maggiore giustizia per tutti, ma solo quella dell’arroccamento di un’Europa delle piccole patrie. Così a trentacinque anni dalla nascita di Solidarnosc la Polonia si appresta a un altro giro di giostra che rischia di farle perdere un’altra volta serenità, in un labirinto di risentimenti, incapace di un serio esame di coscienza sul passato, inchiodata a una transizione infi‰nita, intrecciata di nazionalismo populista e di fanatismi di vario genere.
Oggi la discussione è tra integrazione nell’Ue o salvaguardia apodittica della sovranità nazionale, come argine della propria identità. Le chiusure di Varsavia sulla questione dell’immigrazione e dei rifugiati, che hanno provocato polemiche tra il Governo e la Chiesa cattolica, ne sono la dimostrazione più evidente. Così la Chiesa è dovuta correre ai ripari a due mesi dalla Gmg e dall’arrivo di Jorge Mario Bergoglio con la decisione unilaterale di avviare con la Caritas corridoi umanitari per ospitare nelle parrocchie polacche una quota di rifugiati, soprattutto siriani, bloccati alle frontiere dell’Ue. Il cardinale di Varsavia, Kazimierz Nycz, ha ammonito il Governo di destra, che pur condivide le preoccupazioni della Chiesa su aborto, vita e famiglia, a non insistere su una legislazione ottusa, ricordando i milioni di emigranti polacchi e gli ucraini arrivati recentemente, manodopera a basso costo che hanno permesso all’economia del Paese di non schiantare sotto la crisi.
La Polonia resta la sesta economia dell’Unione, al quinto posto mondiale per la produzione di mobili, una disoccupazione sotto la media, al 7,9 per cento rispetto all’eurozona, perché ha mantenuto bassi salari e perché il tasso di emigrazione dei polacchi è tra i più alti al mondo. Cosa accadrebbe se essi tornassero è una domanda che aleggia come un incubo sui governanti polacchi. Il reddito cresce in termini assoluti, ma la distribuzione della ricchezza è tra le più inique d’Europa, con un’ampia forbice tra ricchi e poveri. Il Paese insomma è diviso in due anche geografi‰camente tra la parte nordoccidentale, più ricca e più moderna, più consumista e sicuramente più europeista e la parte sudorientale, rurale e nazionalista e più povera. La spaccatura è anche politica tra Piattaforma civica, il partito di centro di Donald Tusk, attuale presidente dell’Ue, e Diritto e giustizia, la formazione populista che ha vinto le elezioni, dei gemelli Lech e Joroslaw Kaczynski, il primo morto da presidente della Repubblica nell’incidente aereo di Smolensk in Russia, insieme a metà Governo, nel 2010.
A ciò va aggiunta la quasi totale inesistenza della protezione sociale. Varsavia per il welfare spende una delle cifre più basse d’Europa, pari al 20 per cento del Pil. Il Governo di destra ha promesso cambiamenti e maggiori interventi sociali, ma in cambio ha avviato una svolta autoritaria con giornali, radio e tivù sotto controllo, giudici al servizio della politica, aumento delle spese militari ed epurazioni dei funzionari statali e dei generali che osano criticare il nuovo corso dei superfalchi nazionalisti. A ciò va aggiunta la corruzione con periodiche denunce da parte dei giornali tuttavia sempre più imbavagliati. Così la Polonia si regge solo a causa della debolezza della sua moneta e sul fatto che continua a rimandare l’entrata nell’euro e, cosa di non secondaria importanza, sui bene‰fici concessi dall’Ue a Varsavia, che ammontano a 230 miliardi di euro.

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