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domenica 28 maggio 2023
 
 

Il pallone pazzo di Maradona

17/06/2010 

Un dubbio. E se Diego fosse Diego anche in panchina? E se la sua fantasia al potere, anche quella giudicata da tutti assurda di credere in Higuain anziché in Milito, fosse la scelta giusta?  Una scelta di cuore, di pancia, di piedi come sono state sempre le scelte di Diego Armando Maradona, scelte di tutto meno che di testa, sconclusionate fuori dalle righe del campo, artistiche dentro le stesse righe, le uniche forse in cui l'ex pibe de oro continua a stare a suo agio, divertendosi anche così solo contro tutti. 

    Lo si vede da come gioca con lo scacchiere dei giocatori, che manovra con una logica illogica che il resto del mondo si ostina a chiamare caso: ha convocato più di cento nomi diversi, ha lasciato a casa Cambiasso e Zanetti, campioni d'Europa. Ha chiamato soltanto in extremis come quinto attaccante Diego Milito miglior marcatore della Champions league 2010 e, con grande scorno di interisti e opinionisti, si ostina a fargli fare la spola tra il campo e la panca. 

    E il bello è che per ora, con ancor maggiore scorno di quelli di cui sopra, quando toglie Milito e mette dentro Higuain, Higuain fa tre gol alla Corea del Sud, che non è l'Italia e neache la Spagna ma finora ha fatto meglio di tutte e due. Il risultato sono: sei punti nel girone per l'Argentina, per ora la sola di tutto il Mondiale a punteggio pieno. 

    Ecco, sì, che il calcio non fosse una scienza esatta lo sapevamo, anche perché se lo fosse non sarebbe divertente: L'Italia di Lippi sarebbe meno in corsa di com'è, la Spagna non perderebbe con la Svizzera e il Brasile non prenderebbe gol dalla Corea del Nord. Ma il calcio di Maradona, sia egli il numero 10 di vent'anni fa o il Ct di oggi, è un'alchimia che con la scienza fa a pugni: allora sbeffeggiava con il pallone le leggi della fisica, facendogli fare cose che un pallone non avrebbe dovuto fare. Però il pallone non lo sapeva e le faceva. E ora fa subire all'Argentina, felicissima di subirla, la stessa sorte del  pallone di allora. 

    A volte le sorti coincidono sullo stesso campo: succede quando Diego si scorda dei suoi cinquant'anni strapazzati, dell'abito da sposo, del ruolo per cui non ha mai avuto il fisico e si mette a giocare, rifacendo magie, con il pallone che gli passa per caso tra i piedi, seguendo un istinto che non sa né vuole reprimere.
Un giorno disse: «Se mi arriva un pallone pieno di fango, anche se sono a un matrimonio tutto vestito di bianco, non ci penso un istante: lo stoppo con il petto».

    L'abito da matrimonio, Diego, l'ha già messo, dovessero arrivare la pioggia, il pallone e l'Argentina in finale, potete starne certi, quel pallone pieno di fango lui lo stopperà, come ha detto, senza riguardo per la cravatta d'argento.
E allora dovremo ammettere che aveva ragione lui, perché gli artisti sono tali anche maledetti, a volte di più se maledetti.

 
 
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