Il Papa accolto a Betlemme da Abu Mazen (Reuters).
Il cuore del discorso del Papa nel suo secondo giorno in Terra Santa è il diritto di due Stati a esistere entro confini internazionalmente riconosciuti. Arrivando con gli elicotteri giordani a Betlemme, terzo capo di Stato e primo Papa a giungere dallo spazio aereo in un territorio palestinese, il Papa insiste sulla giustizia e sul coraggio della pace. «Il conflitto che da decenni vive il Medio Oriente ha prodotto tante ferite difficili da rimarginare e, anche quando fortunatamente non divampa la violenza, l’incertezza della situazione e l’incomprensione tra le parti producono insicurezza, diritti negati, isolamento ed esodo di intere comunità, divisioni, carenze e sofferenze di ogni tipo».
Una situazione che il Papa ha definito «inaccettabile» e che deve spingere a raddoppiare gli sforzi «e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza».
La parola «giustizia» era molto attesa dal popolo palestinese. «Non ci può essere pace se non partendo dal riconoscimento dei diritti di ciascuno e dal superamento di quelle condizioni che rendono difficile la convivenza. La pace non si raggiunge girandosi dall'altra parte, ma dimostrando concretamente che si può vivere insieme», aveva detto il guardiano della Basilica della natività, padre Ricardo Bustos.
«Vogliamo sentire la parola giustizia, perché è la giustizia che qui manca. Non si può fare la pace a parole mentre nei comportamenti si tolgono diritti alle persone», aveva aggiunto il parroco di Beit Jala, padre Ibrahim Shomali.
E sui diritti il Papa ha insistito molto chiedendo al presidente palestinese Abu Mazen di impegnarsi anche per la tutela della libertà religiosa, «fondamentale diritto umano e una delle condizioni irrinunciabili della pace, della fratellanza e dell'armonia».
Il Papa ha chiesto coraggio per raggiungere la pace. «È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Auspico vivamente che a tal fine si evitino da parte di tutti iniziative e atti che contraddicono alla dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza».
Al termine del discorso e prima di arrivare nella piazza della mangiatoia per la celebrazione della messa papa Francesco si è fermato a vedere il muro che gli israeliani hanno costruito attorno alla città. Nei giorni scorsi, lamentano i palestinesi, gli israeliani hanno attraversato il muro per imbiancare le scritte e i disegni che erano stati preparati per far giungere al Papa la loro voce. I soldati hanno lasciato intatto soltanto un disegno della Madonna davanti alla quale tutti i venerdì una piccola comunità guidata da una suora prega il rosario per la pace.