(Nella foto in alto, il cardinale Kurt Koch)
Settant’anni di impegno per l’unità. Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), il principale organo che si occupa del dialogo fra le Chiese, riceverà la visita di papa Francesco il 21 giugno 2018, a Ginevra, in occasione dell’anniversario della sua costituzione.
Nato come «comunità fraterna di Chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore, secondo le Scritture e si sforzano di rispondere insieme alla loro vocazione comune per la gloria di un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo», come si legge nei documenti costitutivi, il Cec conta attualmente 349 Chiese protestanti, luterane, anglicane, ortodosse e cattoliche in oltre 110 Paesi in rappresentanza di circa 500 milioni di cristiani nel mondo. La Chiesa cattolica partecipa con il ruolo di “osservatrice”. «Non è membro effettivo, per la missione particolare del vescovo di Roma, ma la collaborazione c’è, è molto importante e fruttuosa», ha sottolineato il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontifico Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
Insieme con il reverendo Olav Fykse Tveit, Segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, hanno presentato il calendario delle celebrazioni previste per i 70 anni, sottolineando, in particolare, la “Conferenza mondiale su missione ed evangelizzazione” che si terrà in questo mese ad Arusha in Tanzania, il Comitato centrale di giugno a Ginevra e il Simposio sullo sviluppo sostenibile con Action by Churches Together (Act) Alliance, in autunno a Uppsala, in Svezia.
Papa Francesco, con il viaggio a giungo ricambia la visita che lo scorso 24 agosto fecero a Roma il reverendo Tveit e Agnese Buom, moderatora del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese. A Ginevra ricordano ancora la visita, nel 1984, di Giovanni Paolo II quando il Pontefice sottolineò che, per il mondo cattolico le altre non erano Chiese, ma comunità ecclesiali.
Dissapori che sembrano appianati anche dalla lettera che Bergoglio, due giorni fa, ha inviato al cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca e a Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), lettera nella quale ribadisce «la grande gioia della scoperta che dopo 500 anni di storia comune, in parte assai dolorosa, siamo entrati in un nuovo periodo di comunione. Questo anno di celebrazioni ci ha mostrato che il futuro non può essere scritto senza dialogo ecumenico».