«Lei è amore a prova di tifone» ma è
anche «il nostro impermeabile sotto la pioggia e il nostro sole che
splende». Così monsignor Socrates Villegas, presidente dei vescovi
filippini, ha ringraziato il Papa al termine della messa celebrata nel parco Rizal di Manila nella domenica del "Santo Nino": «Lei ci ha
portato il sole, la speranza e la fede e noi illumineremo l’Asia
con la luce della fede».
Il cardinale Luis Antonio Tagle,
arcivescovo di Manila lo ha ringraziato in spagnolo: «Muchissima
gracias». Poi ha aggiunto: «Oggi ogni filippino vuole partite con
lei, ma non per Roma ma verso le periferie». Tagle aveva fatto poco
prima l’elenco delle persone a nome delle quali ha ringraziato il
Papa: «A nome dei bambini di strada, degli orfani, delle vedove, dei
senza casa, dei baraccati, degli operai, dei contadini, del popolo
dei pescatori, dei malati, degli anziani abbandonati, delle famiglie
delle persone scomparse, delle vittime di discriminazioni, violenze,
abuso, sfruttamento, tratta di esseri umani, dei lavoratori filippini
migranti e delle loro famiglie, dei sopravvissuti alle calamità
naturali e ai conflitti armati, dei cristiani non cattolici, dei
seguaci di religioni non cristiane, dei promotori di pace,
specialmente a Mindanao, del lamento della creazione».
E poi ha
aggiunto: «Qui in Luneta, il Quirino Grandstand, dove si venerano
gli eroi, dove i presidenti appena eletti assumono l'incarico e dove
i papi incontrano i fedeli filippini, qui, in questo luogo di nuovi
inizi, mandaci come missionari di luce».
Nell’omelia il Papa ha
parlato anche dell’ambiente spiegando che Dio ha creato la terra
come «un bel giardino, ma l’uomo ha sfigurato questa naturale
bellezza, creando strutture sociali che hanno reso permanente la
povertà, ignoranza e corruzione». Quindi ha lanciato un nuovo
appello per la protezione della famiglia «contro attacchi insidiosi
e programmi contrari a ciò che abbiamo di vero e sacro, tutto ciò
che è più bello e nobile della nostra cultura». Poi ha di nuovo
parlato del diavolo che «si nasconde dietro il fascino di essere
moderni e di essere come gli altri».
Il ragionamento che ha proposto è
molto severo: «Qualche volta vedendo i problemi, le difficoltà e le
ingiustizie, siamo tentati di rinunciare. Sembra quasi che le
promesse del Vangelo non si possano attuare, siano irreali. Ma la
Bibbia ci dice che la grande minaccia al piano di Dio per noi è ed è
sempre stata la menzogna. Il diavolo è il padre della menzogna.
Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l’apparenza della
sofisticazione, il fascino di essere moderni, di essere come tutti
gli altri».
È lui, ha proseguito, che «ci distrae
con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali. In
tal modo noi sprechiamo i doni ricevuti da Dio, giocherellando con
congegni futili; sprechiamo il nostro denaro nel gioco d’azzardo e
nel bere; ci ripieghiamo su noi stessi. Trascuriamo di rimanere
centrati sulle cose che realmente contano. Trascuriamo di rimanere
interiormente come bambini».
Alla Messa, nello stesso luogo dove
celebrò Karol Wojtyla vent'anni fa sotto una pioggia battente hanno
partecipato trai sei e i sette milioni di persone, secondo le autorità filippine e come confermato dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi.