«Ci vuole coraggio per pregare il Padre Nostro. Dico: mettetevi a dire “papà” e a credere veramente che Dio è il Padre che mi accompagna, mi perdona, mi dà il pane, è attento a tutto ciò che chiedo, mi veste ancora meglio dei fiori di campo. Credere è anche un grande rischio: e se non fosse vero? Osare, osare, ma tutti insieme. Per questo pregare insieme è tanto bello: perché ci aiutiamo l’un l’altro a osare».
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Papa Francesco, che risponde alle domande di don Marco Pozza, in una delle nove puntate della trasmissione Padre Nostro che andranno in onda su Tv2000 ogni mercoledì a partire dal 25 ottobre, ci ricorda il valore di essere figli. Il valore di avere un Padre che ci accompagna. E ci perdona .
Lo leggiamo anche nel Catechismo della Chiesa cattolica recentemente ripubblicato, in occasione del 25° anniversario della sua prima uscita, dalla Lev e dalla San Paolo. «Il Padre onnipotente», si legge al numero 270, «mostra la sua onnipotenza paterna attraverso il modo con cui si prende cura dei nostri bisogni; attraverso l’adozione filiale che ci dona; infine, attraverso la sua infinita misericordia».
«Dio perdona tutto», diceva un’anziana signora andando a confessarsi con l’allora arcivescovo di Buenos Aires. Il Papa cita l’aneddoto commentando parola per parola la preghiera più bella che Gesù ci ha insegnato. Parole che diventeranno libro, a dicembre, in un volume tutto sul Padre Nostro che la Lev pubblicherà con Rizzoli. «Dio perdona tutto, ha sostenuto con sicurezza», continua il racconto del Papa. «“E lei come fa a saperlo?”. “Se Dio non perdonasse tutto”, è stata la sua risposta, “il mondo non esisterebbe” . Avrei voluto dirle: “Ma lei ha studiato alla Gregoriana!”. È la saggezza dei semplici, che sanno di avere un padre che sempre li aspetta».
E proprio per non tradire questo rapporto filiale, questa promessa di misericordia, questa cura che Dio ha per noi, che anche noi siamo chiamati a prenderci cura degli altri . Il Papa lo dice chiaramente commentando il passaggio sul «sia santificato il tuo nome». «Diciamo di essere cristiani », sottolinea, «diciamo di avere un Padre, ma viviamo non dico come animali, ma come persone che non credono né in Dio né nell’uomo, senza fede, e viviamo anche facendo del male, viviamo non nell’amore ma nell’odio, nella competizione, nelle guerre. È santificato nei cristiani che lottano fra loro per il potere? È santificato nella vita di quelli che assoldano un sicario per liberarsi di un nemico? È santificato nella vita di coloro che non si curano dei propri figli? No, lì non è santificato il nome di Dio».
Foto Osservatore Romano