Philadelphia, sabato 26 settembre 2015. L'arrivo del Papa al Benjamin Franklin Parkway, scenografico viale che porta nel cuore della città. Foto Reuters. Le foto sopra e di copertina, invece, sono dell'agenzia Ansa.
Philadelphia, Usa
Dal nostro inviato
Francesco, finalmente. I 20 mila partecipanti che da giorni danno vita all'ottavo Incontro mondiale delle famiglie più migliaia e migliaia di altre persone (gli organizzatori stimano che oggi, domenica, alla Messa conclusiva si possa arrivare a un milione, se non di più) aspettavano di vedere il Papa, di stringersi - per come possibile - a lui. Ieri sera Bergoglio è
arrivato sulla Benjamin Franklin Avenue, dopo un’intensa giornata di
incontri nella città di Philadelphia, per fare festa insieme alle
tantissime famiglie radunatesi fin dal primo pomeriggio
per accoglierlo.
Il colpo d’occhio era impressionante,
e lo sforzo, per la città tutta, è stato incredibile: una vasta
zona del centro (oltre una quarto) è stata dichiarata off limits per
tre interi giorni. La strada dedicata alle famiglie è un vialone nel
vivo del traffico urbano: un po’ come chiudere Corso Buenos Aires a
Milano o Via Nazionale e Corso Vittorio Emanuele a Roma…. Nella
zona senza traffico, poi, davanti a ogni parcheggio pubblico o
privato sono stati messi degli spartitraffico di cemento armato. Chi
ha dimenticato la macchina lì, semplicemente, non potrà usarla fino
a lunedì. Sembrava una delle nostre domeniche antismog…
La festa è stata bella, vivace, sempre
un po’ “all’americana”, ma comunque coinvolgente, presentata
con grande efficacia e misura da Walt Wahlberg, attore di rilievo, e
con personaggi come Aretha Franklin e Andrea Bocelli (e molti altri,
meno noti all’estero, ma evidentemente ben conosciuti dal pubblico
statunitense). Sei testimonianze di famiglie da diverse parti del
mondo, dall’Ucraina alla Nigeria, dagli Stati Uniti alla Giordania. Ma soprattutto erano attese le parole di papa Francesco. Un
discorso fatto in spagnolo, con grande passione e familiarità. Era
davvero contento di poter parlare con le famiglie. Intervento breve,
anche perché iniziato ben dopo le 21, in una serata fresca ma
raffreddata da un vento a volte tagliente. Un discorso tutto a braccio, il suo, molto efficace, interrotto da diversi applausi. E capace, con poche pennellate, di
raccontare la bellezza della famiglia, e soprattutto quanto questa
bellezza sia strettamente collegato al Vangelo della salvezza.
Philadelphia, 26 settembre 2015. Il Papa alla Veglia dell'ottavo Incontro mondiale delle famiglie. Foto Reuters.
Intanto perché Dio, per entrare nel mondo, non scelse un grande
palazzo, non scelse la ricchezza, ma si fece uomo in una famiglia.
Poi, perché durante la creazione proprio ad una famiglia, all’amore
tra l’uomo e la donna, affidò l’intero creato. La famiglia è
quindi la strada privilegiata per vivere la bellezza, la bontà, la
verità, tutti valori che portano l’uomo a Dio, e che nella
famiglia trovano il primo luogo di educazione e di alimento. E
famiglie che vivono questi valori costruiscono società più belle,
più buone, più vere. Purché il nostro cuore – ha ricordato papa
Francesco – sia disponibile ad aprirsi a Dio, come hanno fatto
Maria e Giuseppe. Anzi, la porta a cui Dio bussa con più piacere è
proprio quella della famiglia. Quindi, che ogni famiglia sia aperta,
a Dio e al prossimo.
Questo non significa negare le
difficoltà delle famiglie: anzi, proprio perché attraversa le
difficoltà e la croce, la famiglia ha in sé la capacità di
diventare generatrice di speranza e di resurrezione.
«Una società cresce forte, bene, cresce se si è costruita sul fondamento
della famiglia», ha detto testualmente Jorge Mario Bergoglio.
Precisando, subito dopo: «Nella famiglia ci sono difficoltà», ha
aggiunto, ricordando le liti, la «stanchezza», ma, ha precisato , è sempre una «fabbrica di speranza, risurrezione e vita», perché voluta da Dio.
Papa Francesco ha detto proprio «fabbrica di speranza»,
chiedendo anche scusa per l’uso di questa parola. Ma l’ha voluta
dire, proprio per affermare la concretezza dei frutti della famiglia. Ha
parlato poi dei «bambini e giovani» che sono il futuro e dei nonni,
che sono memoria: «Sono loro che ci hanno dato fiducia, hanno trasmesso
la fede». La cura dei nonni - ha specificato - e la cura
dei bambini sono segni dell'amore. Un popolo che non sa come prendersi
cura dei bambini e dei nonni, è senza futuro, perché spiega: «non ha la
forza e memoria»: «Noi difendiamo la famiglia, perché che il nostro futuro è in gioco». E' stato il passaggio conclusivo del suo intervento. Quando la gente ha sentito l’invito a pregare perché
si diventi sempre più convinti che «vale la pena di combattere
per difendere la famiglia», tutti si sono alzati
in piedi, nell’applauso più scrosciante della serata.
* Francesco Belletti è il direttore del Cisf (Centro internazionale
studi famiglia) e presidente del Forum delle associazioni familiari