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lunedì 07 ottobre 2024
 
SANTA MARTA
 

«Preghiamo per chi muore solo, senza potersi congedare dai propri cari»

22/03/2020  Anche oggi, domenica, la Messa dalla Domus che dal 9 marzo scorso papa Francesco vuole trasmessa in streaming per offrire vicinanza e conforto ai fedeli di tutto il mondo alle prese con il coronavirus. Prima della celebrazione Bergoglio è tornato a pregare per le vittime della pandemia. Nell'omelia, partendo dal Vangelo del cieco nato, ha invitato ad accorgerci di Gesù che passa nella nostra vita. E a convertirci

Cambiare lo sguardo. E convertire il cuore. È quanto insegna a tutti il cieco nato, il cui incontro con Gesù, la cui guarigiione miracolosa e la cui rinascita spirituale è raccontata dalla pagina di Vangelo di oggi. Papa Francesco ne parlato durante l'omelia della Messa celebrata da Santa Marta, oggi: come accade dal 9 marzo scorso, per volere di Bergoglio anche la celebrazione di stamne è stata trasmessa in streaming. Prima di inziare, il Santo Padre  è tornato a pregare per le vittime della pandemia: «In questi giorni», ha detto Francesco, «ascoltiamo le notizie di tanti defunti: uomini, donne che muoiono soli, senza potersi congedare dai loro cari. Pensiamo a loro e preghiamo per loro. Ma anche per le famiglie, che non possono accompagnare i loro cari nel trapasso. La nostra preghiera speciale è per i defunti e i loro familiari».

«Questo passo del Vangelo di Giovanni (cfr 9,1-41) parla da sé stesso», ha esordito il Papa nell'omelia. «È un annuncio di Gesù Cristo e anche una catechesi. Vorrei soltanto accennare una cosa. Sant’Agostino ha una frase che a me sempre colpisce: “Ho timore di Cristo quando passa”. “Timeo Dominum transeuntem”. “Ho timore che passi Cristo” – “Ma perché hai timore del Signore?” – “Ho timore di non accorgermi che è il Cristo e lasciarlo passare”. Una cosa è chiara: alla presenza di Gesù sbocciano i veri sentimenti del cuore, i veri atteggiamenti; vengono fuori. È una grazia, e per questo Agostino aveva timore di lasciarlo passare senza accorgersi che stesse passando. Qui è chiaro: passa, guarisce un cieco e si scatena lo scandalo. E poi esce il meglio delle persone e il peggio delle persone. Il cieco… Stupisce la saggezza del cieco, come risponde. Era abituato a muoversi con le mani, aveva il fiuto del pericolo, aveva il fiuto delle cose pericolose che potevano farlo scivolare. E si muove come un cieco. Con un’argomentazione chiara, precisa, e poi usa anche l’ironia, si permette questo lusso».

I dottori della Legge sapevano tutte le leggi, tutte, tutte, ha quindi ricordato Jorge Mario Bergoglio. «Ma», ha aggiunto, «erano fissi lì. Non capivano quando passava Dio. Erano rigidi, attaccati alle loro abitudini. Lo stesso Gesù lo dice, nel Vangelo: attaccati alle abitudini. E se per conservare queste abitudini dovevano fare un’ingiustizia, non era un problema, perché le abitudini dicevano che quella non era giustizia; e quella rigidità li portava a fare delle ingiustizie. Esce davanti a Cristo quel sentimento di chiusura. Soltanto questo. Io consiglio a tutti voi di prendere oggi il Vangelo, capitolo 9 del Vangelo di Giovanni, e leggerlo, a casa, tranquilli. Una, due volte, per capire bene cosa succede quando passa Gesù: che vengono fuori i sentimenti. Capire bene quello che Agostino ci dice: ho timore del Signore quando passa, che io non me ne accorga e non lo riconosca. E non mi converta. Non dimenticatevi: leggete oggi una, due, tre volte, tutto il tempo che voi volete, il capitolo 9 di Giovann»i.

 
 
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