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mercoledì 11 settembre 2024
 
Il Papa
 

«Preghiamo per chi seppellisce i morti in questa pandemia»

16/05/2020  Francesco a Santa Marta: «Seppellire i defunti è una delle opere di misericordia e molti, per farlo, rischiano di essere contagiati». E avverte: «La mondanità spirituale odia la fede ed è il peggiore dei mali che può accadere alla Chiesa»

Papa Francesco celebra la Messa a Santa Marta e nell'introduzione rivolge il suo pensiero a quanti svolgono il servizio della sepoltura dei morti: «Preghiamo oggi per le persone che si occupano di seppellire i defunti in questa pandemia. È una delle opere di misericordia seppellire i defunti e non è una cosa gradevole naturalmente. Preghiamo per loro che rischiano anche la vita e di prendere il contagio».

Nell’omelia, riportata da Vatican News, il Papa ha commentato il Vangelo odierno (Gv 15, 18-21) in cui Gesù dice ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia».

Gesù, spiega Francesco, «tante volte parla del mondo, parla dell’odio contro di Lui e i suoi discepoli e prega il Padre di non togliere i discepoli dal mondo ma di difenderli dallo spirito del mondo». Il Papa si domanda: «Qual è lo spirito del mondo? Cosa è questa mondanità, capace di odiare, di distruggere Gesù e i suoi discepoli, anzi di corromperli e di corrompere la Chiesa? È una proposta di vita, la mondanità, è una cultura, è una cultura dell’effimero, una cultura dell’apparire, del maquillage, una cultura dell’oggi sì, domani no, domani sì e oggi no”. Ha dei valori superficiali. Una cultura che non conosce fedeltà, perché cambia secondo le circostanze, negozia tutto. Questa è la cultura mondana, la cultura delle mondanità».

E Gesù prega «perché il Padre ci difenda da questa cultura della mondanità. È una cultura dell’usa e getta», secondo la convenienza. «È una cultura senza fedeltà ed è un modo di vivere anche di tanti che si dicono cristiani. Sono cristiani ma sono mondani». Gesù, continua, «nella Parabola del seme che cade in terra dice che le preoccupazioni del mondo», cioè la mondanità, soffocano la Parola di Dio, non la lasciano crescere. Francesco cita un libro del padre de Lubac dove parla della mondanità spirituale, dicendo «che è il peggiore dei mali che può accadere alla Chiesa; e non esagera” descrivendo “alcuni mali che sono terribili».

La mondanità spirituale «è un’ermeneutica di vita, è un modo di vivere; anche un modo di vivere il cristianesimo. E per sopravvivere davanti alla predicazione del Vangelo, odia, uccide». Il Papa parla dei martiri, uccisi in odio alla fede, ma non sono la maggioranza. La maggioranza sono uccisi dalla mondanità che odia la fede. La mondanità, osserva Bergoglio, «non è superficiale, ma ha «delle radici profonde» ed è «camaleontica, cambia, a seconda delle circostanze, ma la sostanza è la stessa: una proposta di vita che entra dappertutto, anche nella Chiesa. La mondanità, l’ermeneutica mondana, il maquillage, tutto si trucca per essere così».

«Chiediamo la grazia di discernere cos'è mondanità e cos'è Vangelo»

Francesco ricorda il discorso di San Paolo nell’Areopago di Atene, quando attira l’attenzione quando parla del “dio ignoto” e incomincia a predicare il Vangelo: «Ma quando arrivò alla croce e alla risurrezione si scandalizzarono e se ne andarono via. La mondanità c’è una cosa che non tollera: lo scandalo della Croce. Non lo tollera. E l’unica medicina contro lo spirito della mondanità è Cristo morto e risorto per noi, scandalo e stoltezza».

L’Apostolo Giovanni dice che «la vittoria contro il mondo è la nostra fede». L’unica vittoria è «la fede in Gesù Cristo, morto e risorto. E questo non significa essere fanatici», smettere di dialogare con tutte le persone, ma sapere che la vittoria contro lo spirito mondano è la nostra fede, lo scandalo della Croce.

«Chiediamo allo Spirito Santo», conclude Francesco, «in questi ultimi giorni del tempo pasquale, la grazia di discernere cosa è mondanità e cosa è Vangelo e di non lasciarci ingannare, perché il mondo ci odia, il mondo ha odiato Gesù e Gesù ha pregato perché il Padre ci difendesse dallo spirito del mondo».

Papa Francesco ha terminato la celebrazione con l'adorazione e la benedizione eucaristica invitando a fare la Comunione spirituale con questa preghiera: «Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te».

Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana Regina caeli, cantata nel tempo pasquale.

 
 
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