Il viaggio di papa Francesco in Europa comincia sotto il segno della pace. Il mosaico che il Papa ha voluto regalare al parlamento europeo, infatti, frutto del lavoro degli artisti dello Studio del Mosaico Vaticano, mostra la colomba della pace che ha sullo sfondo il cielo azzurro dell'Europa con le dodici stelle che, come i 12 segni dello zodiaco, rappresentano tutti i popoli europei compresi quelli che ancora non fanno parte dell'Unione.
Dopo aver ascoltato l'Inno alla gioia, davanti alla folla e dopo il saluto ufficiale al presidente Martin Schulz, il Papa si è diretto al Parlamento per il primo dei due discorsi previsti. All'interno del Parlamento ha prima salutato a lungo la sua vecchia amica Elma Schmidt, una signora di 97 anni di Francoforte che lo aveva ospitato nel 1986, ai tempi del suo periodo di studio in Germania, e poi ha cominciato il suo discorso. Parole che sono state un richiamo forte alla speranza e al ritorno alla vocazione europea alla difesa dell'umanità. «Cari Eurodeputati», ha detto Francesco al termine di un lunghissimo discorso, «è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il suo futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente. È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su sé stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda, difende e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l'umanità!».
Il Papa ha voluto insistere sul compito dei legislatori perché custodiscano e facciano crescere l'identità europea, «affinché i cittadini ritrovino fiducia nelle istituzioni dell'Unione e nel progetto di pace e amicizia che ne è il fondamento. Sapendo che "quanto più cresce la potenza degli uomini tanto più si estende e si allarga la loro responsabilità individuale e collettiva", vi esorto perciò a lavorare perché l'Europa riscopra la sua anima buona».
Nel corso del suo discorso, il Papa ha toccato molti temi concreti che l'Europa deve affrontare. Al centro il discorso antropologico: «Si constata con rammarico un prevalere delle questioni tecniche ed economiche al centro del dibattito politico, a scapito di un autentico orientamento antropologico5. L'essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza tante remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere». Il Papa torna sulla cultura dello scarto, risultato del consumismo esasperato e invita i parlamentari a una «missione grande benché possa sembrare inutile: prendervi cura della fragilità dei popoli e delle persone. Prendersi cura della fragilità dice forza e tenerezza, dice lotta e fecondità in mezzo a un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla “cultura dello scarto”. Prendersi cura della fragilità delle persone e dei popoli significa custodire la memoria e la speranza; significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo di dignità».
Il Papa parla dell'intolleranza religiosa e delle persecuzioni, dell'impegno a difendere la democrazia, parla dell'unità nella diversità dell'Europa, parla dell'immigrazione. «Non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero! Sui barconi che giungono quotidianamente sulle coste europee ci sono uomini e donne che necessitano di accoglienza e di aiuto. L'assenza di un sostegno reciproco all'interno dell'Unione Europea rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali. L'Europa sarà in grado di far fronte alle problematiche connesse all'immigrazione se saprà proporre con chiarezza la propria identità culturale e mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l'accoglienza dei migranti; se saprà adottare politiche corrette, coraggiose e concrete che aiutino i loro Paesi di origine nello sviluppo socio-politico e nel superamento dei conflitti interni – causa principale di tale fenomeno – invece delle politiche di interesse che aumentano e alimentano tali conflitti. È necessario agire sulle cause e non solo sugli effetti».
Ma poi, anche il tema lavoro: «E’ tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro, garantendo anche adeguate condizioni per il suo svolgimento. Ciò implica, da un lato, reperir enuovi modi per coniugare la flessibilità del mercato con le necessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative, indispensabili per lo sviluppo umano dei lavoratori; d'altra parte, signific afavorire un adeguato contesto sociale, che non punti allo sfruttamento delle persone, ma a garantire, attraverso il lavoro, la possibilità di costruire una famiglia e di educare i figli».
Quello della famiglia, «cellula fondamentale ed elemento prezioso di ogni società. La famiglia unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali. D'altra parte, sottolineare l'importanza della famiglia non solo aiuta a dare prospettive e speranza alle nuove generazioni, ma anche ai numerosi anziani, spesso costretti a vivere in condizioni di solitudine e di abbandono perché non c'è più il calore di un focolare domestico in grado di accompagnarli e di sostenerli. E, ancora, il tema dell'ambiente: «L’Europa è sempre stata in prima linea in un lodevole impegno a favore dell’ecologia. Questa nostra terra ha infatti bisogno di continue cure e attenzioni e ciascuno ha una personale responsabilità nel custodire il creato, prezioso dono che Dio ha messo nelle mani degli uomini. Ciò significa, da un lato, che la natura è a nostra disposizione, ne possiamo godere e fare buon uso; dall’altro, però, significa che non ne siamo i padroni. Custodi, ma non padroni. La dobbiamo perciò amare e rispettare, mentre "invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, delpossedere, del manipolare, dello sfruttare; non la 'custodiamo', non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura". Rispettare l’ambiente significa, però, non solo limitarsi ad evitare di deturparlo, ma anche di utilizzarlo per il bene».
Il Papa torna a parlare di «ecologia umana» e torna a denunciare lo scandalo della fame nel mondo. «Penso soprattutto al settore agricolo, chiamato a dare sostegno e nutrimento all’uomo. Non si può tollerare che milioni di persone nel mondo muoiano di fame, mentre tonnellate di derrate alimentari vengono scartate ogni giorno dalle nostre tavole. Inoltre, rispettare la natura, ci ricorda che l’uomo stesso è parte fondamentale di essa. Accanto ad un’ecologia ambientale, serve perciò quell’ecologia umana, fatta del rispetto della persona, che ho inteso richiamare quest’oggi rivolgendomi a voi».
Al termine ancora un lunghissimo applauso, 13 in tutto il discorso del Papa, per questa "mini enciclica" che Francesco ha consegnato all'Europa.