Campobasso,
dal nostro inviato
Mezz'ora in più con i malati e con i poveri. Papa Francesco è partito in orario per il santuario di Castelpetroso consumando il tempo che aveva guadagnato in mattinata salutando uno a uno i malati, circa un centinaio, che lo attendevano in Cattedrale. A una signora malata di cancro che voleva regalargli una croce artigianale di ferro ha chiesto di pregare per lui, su quella stessa croce: «Il mio dono non lo prendo perché il mio dono è la tua preghiera per me su questa croce che benedico», ha detto.
Poi il lungo pranzo con una sessantina di poveri nella Casa degli
angeli, la struttura della Caritas inagurata oggi da papa Francesco.
Intanto il piazzale antistante il Santuario dell'Addolorata andava
riempiendosi di giovani. Una festa di canti e colori che ha accolto il
Papa, atterrato in elicottero e giunto poi sul sagrato a bordo di una
campagnola, con l'inno della Gmg di Rio.
Dopo un momento di preghiera privata nel santuario papa Francesco ha
ascoltato il saluto di monsignor Pietro Santoro, vescovo di Avezzano e
di una giovane in rappresentanza dei suoi coetanei di Abruzzo e Molise.
Il Papa li ha rincuorati e sostenuti. A loro sui cui sogni, come ha detto monsignor Santoro, «il pensiero unico getta diserbante etico», il Papa ha detto di «avere il coraggio di giocare in pienezza il loro futuro insieme a Gesù».
Foto Ansa.
Il tema del lavoro, che ha caratterizzato il quinto viaggio del Papa
in Italia, già dai primi discorsi di questa mattina, è entrato, a
braccio, anche nelle parole che Francesco ha rivolto alla sterminata platea dei giovani: «Non voglio finire senza una parola su un problema vostro che è la disoccupazione. E' triste trovare giovani né-né, cioè che non lavorano e non studiano. Questa è la sfida che tutti noi dobbiamo affrontare evincere. Non possiamo essere rassegnati a perdere un'intera generazione di giovani. Dobbiamo
avere creatività perché i giovani sentano la dignità del lavoro. Non
farlo sarebbe una sconfitta futura per la patria e per l'umanità».
Una ricerca di soluzioni che ha bisogno di solidarietà. «Alcuni pensano
che è una parolaccia, ma non lo è, è una parola cristiana. E allora
dobbiamo andare avanti coraggiosi, con speranza e solidarietà».
Il Papa ha spronato i giovani a non cedere alla cultura del provvisorio,
a coltivare i propri sogni, a cercare la propria strada, a «camminare la vita, non a girarla. Bisogna camminare, non essere erranti, che girano e girano.
La vita non è stata fatta per girarla, ma per camminarla, questa è la
nostra sfida». Una sfida da raccogliere sapendo che non siamo soli, ma
accompagnati da Dio che «ci accompagna non per sfruttarci, non per farci
schiavi, ma per farci liberi».
Foto Reuters.
«Cercate risposte che illuminino la vostra mente e scaldino il vostro
cuore non soltanto per lo spazio di un mattino o per un breve tratto di
strada, ma per sempre», ha detto il Papa ricordando che «l'aspirazione profonda di ciascuno è di amare ed essere amati definitivamente». «Non accontentatevi di piccole mete! Aspirate
alla felicità, abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi
stessi e di giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù. Da
soli non possiamo farcela. Di fronte alla pressione degli eventi e delle
mode, da soli non riusciremo a trovare la via giusta, e se anche la
trovassimo, non avremmo la forza sufficiente per perseverare, per
affrontare le salite e gli ostacoli imprevisti».
Un cammino che ha bisogno di perseveranza. Non si può cambiare strada
ogni volta che viene meno l'entusiasmo o la voglia. «Il cammino non è un
labirinto. Quando vedete che andate un po' di qua e un po' di là
fermatevi a cercare il filo per uscire. Non si può bruciare la vita
girando. Ed è triste arrivare a una certa età, guardare indietro il
cammino fatto e vedere che è stato fatto a pezzi senza definitività».