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“Forse, camminando in questi giorni, vi siete chiesti: ce la farò? Ne vale davvero la pena?”. Comincia con questa domanda l’omelia del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), in una Piazza San Pietro bollente e gremita di giovani arrivati da tutta Italia e che hanno invaso anche via della Conciliazione. Novantamila, dice la Gendarmeria vaticana. Numeri da Gmg, in attesa di quella “ufficiale” a Panama nel gennaio 2019 con una delegazione di ragazzi guidati dal vescovo, il cardinale Lacunza Maestrojuan, arrivati a Roma per partecipare a una festa che ha fatto incontrare una nuova generazione di adolescenti con un Papa che, dicono, “sentiamo vicino, concreto perché conosce i nostri problemi”. Persino incoraggiante e fuori dal coro, dice Veronica, 20 anni, da Reggio Emilia, rispetto “agli adulti un po’ traditori di oggi”.
La Messa è il momento conclusivo di questo pellegrinaggio ma i pensieri, le emozioni, il cuore, come dice un‘emozionato Bassetti, sono rimasti ancora al Circo Massimo, a quel dialogo senza fronzoli e senza diplomazie tra il Papa e i giovani, a quell’incitamento di Francesco a non scoraggiarsi nel sognare, a quell’invito a prendere sul serio l’amore vero quando arriva. Bassetti riconosce le difficoltà di questo tempo: “So che in molti vivete la precarietà di una situazione lavorativa che vi impedisce di fare programmi per il futuro, so che in tanti prevenite da famiglie dove non è facile vivere insieme. Nemmeno voi chiudete gli occhi davanti alle tane emergenza che sta attraversando il nostro Paese”. Ai giovani indica la figura del profeta Elia, protagonista della prima lettura del giorno, costretto a fuggire dalla sua terra, sul punto di morire di fame e che, dice, somiglia “a tanti giovani che vivono alla loro pelle la stessa sua condizione e devono rifuggirei o migrare in altri Paesi a causa di guerre, dittature o carestie”.
Ai novantamila ragazzi, Bassetti ricorda che Elia venne soccorso da una donna povera, vedova e straniera per dire “che siamo sempre chiamati al dovere dell’accoglienza in qualunque situazione ci troviamo”. E conclude ricordando che il “vero pellegrinaggio ha Gesù come compagno di viaggio e meta che non delude”.
Papa Francesco arriva poco dopo le 11. Con la papamobile fa un lunghissimo giro della piazza, fino a via della Conciliazione, per salutare più ragazzi possibile. Sembra che il gran caldo non lo soffra poi tanto. Cori da stadio si intrecciano a un classico canto della Gmg, cantato a squarciagola da tutti: “Jesus Christ you are my life”. Ai giovani, il Papa consegna subito un imperativo: “Non basta non fare il male ma è male non fare il bene”. Invita per due volte a ripeterlo insieme a lui. E aggiunge: “Il cristiano non può essere ipocrita, deve vivere in maniera coerente. Oggi vi esorto a essere protagonisti nel bene”. "Rinunciare al male significa dire 'no' alle tentazioni, al peccato, a satana. Più in concreto significa dire no a una cultura della morte, che si manifesta nella fuga dal reale verso una felicità falsa che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell'ingiustizia, nel disprezzo dell'altro. A tutto questo 'no''", ribadisce all'Angelus.
Ricorda e benedice il pellegrinaggio di questi giorni: “In questi giorni avete camminato molto. Perciò siete allenati e posso dirvi: camminate nella carità. Camminiamo insieme verso il prossimo Sinodo dei vescovi”. Ringrazia i sacerdoti e le suore che hanno accompagnato i giovani a Roma: “Ieri me ne sono dimenticato”, dice con un sorriso, “non è facile lavorare con voi, eh. I sacerdoti e i religiosi fanno un lavoro prezioso giorno per giorno con voi”.
Bassetti nel salutare il Pontefice ritorna sul significato dei pellegrinaggi che hanno portato i ragazzi a Roma: “Accanto alla fatica e al sudore, questi ragazzi hanno saputo accogliere le domande che passo dopo passo si sono presentate ai loro cuori. Domande profonde a cui qualche volta anche noi adulti facciamo fatica a rispondere”. E conclude: “Mi creda Santo Padre se le dico che sono felice perché questa settimana siamo riusciti a essere una chiesa che non ha avuto paura di stare sulle strade del mondo”.