Noemi:
Santo Padre, mi chiamo Noemi e ho 17 anni; come altri giovani della diocesi, sono in una parrocchia viva dove è bello andare; è un luogo dove i giovani si conoscono e dove a loro fa piacere ritrovarsi. E’ per questo che mi sono chiesta, Santo Padre: se Lei si trovasse a prendere in carico una parrocchia, oggi, quale sarebbe la prima cosa che farebbe?
Emilie:
Sono Emilie, ho 25 anni. Alcuni miei amici si sono allontanati dalla Chiesa e io non sono stata capace di accompagnarli verso Cristo. Santo Padre, come accompagnare le persone che ci vivono intorno? Lei ha un’esperienza personale di accompagnamento di giovani da raccontarci?
Papa Francesco:
Io ho fatto il parroco per sei anni: è il lavoro più bello che ho fatto. Non so qual è stata la prima cosa che ho fatto, non me lo ricordo. Ma penso che, se oggi fossi nominato parroco, la prima cosa che farei sarebbe andare lì, aprire la porta della chiesa, stare seduto lì ad accogliere la gente. Questa è una. E un’altra che si può fare, e che mi piace tanto, è uscire per il quartiere e salutare la gente: “Come ti chiami? Piacere…” Guardare negli occhi. Ti ricordi di una parola che è stata detta qui? “Vicinanza”. La prima cosa che deve fare un parroco: vicinanza con la gente. Stare vicino. Una volta, ho conosciuto un parroco – non era un parroco, era nel servizio diplomatico della Santa Sede – ma era stato parroco prima di entrare. E lui mi diceva: “Io ero tanto felice nel villaggio dove ero parroco. Conoscevo ogni persona, conoscevo anche i nomi dei cani!”. È bello questo! E’ lì, sta vicino, conosce tutto. Il parroco vicino. È vero che stanca stare vicino alla gente perché, quando hanno fiducia, vengono, ti chiedono, ti dicono...
E poi dirò una cosa che tu non hai domandato, che però forse aiuterà: quale sarebbe il primo consiglio che io darei come parroco alla gente? Non chiacchierare. Per favore, una parrocchia che impara a non chiacchierare l’uno dell’altro è santa. Un prete francese mi ha raccontato che nella parrocchia c’era una signora che sparlava di tutti, una chiacchierona. La sua casa era vicina alla finestra della parrocchia, al punto che lei poteva vedere l’interno della chiesa. Un giorno quella donna si è ammalata. E ha chiamato il parroco e gli ha detto: “Padre, io non posso andare alla Messa, a fare la Comunione, Lei me la può portare?”. E il parroco, cosa ha risposto? “Ma signora, non è necessario, con la lingua che ha Lei, dalla sua finestra arriva al Tabernacolo!”. Questo per capire un po’. Ma è una cosa brutta questa, sparlare. No, no, non fatelo mai! Ma è bello sparlare degli altri? Sì, è bello, ma poi ti resta un’amarezza nel cuore. “E padre, come posso fare per non sparlare?”. C’è una medicina molto alla mano e che non costa niente: morditi la lingua.
C’è un’antica regola dei pellegrini, del Medioevo più o meno, che quando facevano il pellegrinaggio questi vecchi e giovani, una regola diceva: mai, mai andare avanti rispetto al passo dell’altro. Rispettare il passo dell’altro. Accompagnare i giovani è questo: rispettare. E se tu vuoi dirgli di andare più in fretta? “Guarda che bella quella cosa!... Ce la fai?”. Allora, se ce la fa, cominciate ad andare un po’ in fretta. Ma mai andare tu in fretta senza di lui. Dirgli una cosa bella perché lui cominci ad andare più in fretta.