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lunedì 16 settembre 2024
 
AL CSM
 

«Bachelet e Livatino i vostri esempi»

17/06/2014  Il Papa riceve in udienza i membri del Consiglio superiore della magistratura e sottolinea cosa si aspetta da loro la società italiana.Libertà e indipendenza indispensabili per garantire un lavoro importante e delicato.

Bachelet e Livatino. Sono loro che papa Papa Francesco indica come esempi da seguire ai membri del Csm ricevuti in udienza. «Vittorio Bachelet, che guidò il Consiglio Superiore della Magistratura in tempi di grandi difficoltà e cadde vittima della violenza dei cosiddetti “anni di piombo” e Rosario Livatino, ucciso dalla mafia, del quale è in corso la causa di beatificazione. Essi hanno offerto una testimonianza esemplare dello stile proprio del fedele laico cristiano: leale alle istituzioni, aperto al dialogo, fermo e coraggioso nel difendere la giustizia e la dignità della persona umana».
Il Papa si scusa per aver posticipato l'incontro, in origine previsto il 9 giugno, per la febbre. E subito entra nel vivo del discorso spiegando che «il compito a voi affidato a servizio della Nazione è finalizzato al buon funzionamento di un settore vitale della convivenza sociale».
Il Papa esprime stima e incoraggiamento e si sofferma «sull’aspetto etico che l’ufficio del magistrato incarna. In ogni Paese le norme giuridiche sono destinate a tutelare la libertà e l’indipendenza del magistrato, affinché possa adempiere con le necessarie garanzie il suo importante e delicato lavoro. Ciò vi pone in una posizione di particolare rilievo, per rispondere con adeguatezza all’incarico che la società vi affida, per mantenere una imparzialità sempre inconfutabile; per discernere con obiettività e prudenza basandovi unicamente sulla giusta norma giuridica, e soprattutto per rispondere alla voce di una indefettibile coscienza che si fonda sui valori fondamentali».
Indipendenza e obiettività del giudizio, spigea il Papa «richiedono un’attenta e puntuale applicazione delle leggi vigenti».
Il compito del magistrato è delicato perché dalle sue decisioni «dipendono decisioni che non soltanto incidono sui diritti e sui beni dei cittadini, ma che attengono alla loro stessa esistenza».
E per una funzione così delicata il magistrato deve avere, tra tante qualità, quella «della prudenza: è una virtù di governo, la virtù che inclina a ponderare con serenità le ragioni di diritto e di fatto che debbono stare alla base del giudizio. Si avrà più prudenza se si possederà un elevato equilibrio interiore, capace di dominare le spinte provenienti dal proprio carattere, dalle proprie vedute personali, dai propri convincimenti ideologici».
E per la società italiana che «si aspetta molto dalla magistratura, specialmente nell’attuale contesto caratterizzato, tra l’altro, da un inaridimento del patrimonio valoriale e dall’evoluzione degli assetti democratici» il Papa chiede uno sforzo per «essere sempre più un esempio di integra moralità per l’intera società».
Parole che hanno colpito i magistrati. «Quello di papa Francesco è un insegnamento prezioso che vale per tutti noi», ha sottolineato Michele Vietti, vicepresidente del Csm.  Le sue parole «inducono credenti e non credenti a riflettere sul senso della propria vita e del proprio ruolo, specie quando, come i magistrati, si tratta di un ruolo delicato e di profondo impatto sociale. Quella qui presente oggi è una comunità di uomini e donne che lavorano per il servizio giustizia, insostituibile presidio della legalità nello Stato democratico nel quadro dei valori etici fondamentali iscritti nella Costituzione che rappresenta la base civile e morale della nostra convivenza organizzata».

 
 
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