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mercoledì 23 aprile 2025
 
Il Papa ai neocatecumenali
 

«In missione avrete vita dura, sono con voi»

18/03/2016  Francesco ha incontrato 270 famiglie del Cammino di Kiko Argüello pronte a partire in missione nei cinque continenti. «Non vi sarà facile la vita in Paesi lontani e in altre culture», ha detto, «ma il mio cuore è con voi». E ha esortato a non cedere alla tentazione di «trapiantare modelli acquisiti» invitando a seminare la buona notizia del Vangelo «altrimenti la fede rischia di diventare una dottrina fredda e senza vita»

È la Chiesa che piace a papa Francesco: in uscita e missionaria. Sono le 270 famiglie con 1.500 figli appartenenti al Cammino Neocatecumenale pronte a partire in missione. Si tratta di 56 missio ad gentes: 14 missio andranno in Asia; 30 in Europa; 6 in Africa; 4 in Oceania e 2 in America. «Voi», dice papa Francesco nell’Aula Paolo VI durante l’udienza, «andrete incontro a tante città, tanti paesi», in missione nel «mondo», incontro alle persone «là dove vivono, anche se sono “lontani”. Non vi sarà facile a volte questa vita in Paesi lontani, in altre culture, ma è la vostra missione, e questo lo fate per amore alla madre Chiesa, all'unità di questa madre feconda, lo fate perché la Chiesa sia madre e feconda». E ha aggiunto a braccio: «Vi ringrazio a nome proprio e a nome di tutta la Chiesa per questo gesto di andare, andare all'ignoto e soffrire perché ci sarà una sofferenza ma anche ci sarà gioia nella gloria di Dio, la gloria che è sulla croce. Io rimango qui», ha rimarcato, «ma con il cuore vado con voi».

L’Aula Nervi è affollata da circa diecimila persone del Cammino Neocatecumenale guidati da Kiko Argüello, uno degli iniziatori. «Vorrei sottolineare», ha detto all’inizio il Papa, «tre parole che il Vangelo vi ha appena consegnato, come un mandato per la missione: unità, gloria e mondo».
Poi ha avvertito che ogni missione si svolge all’interno della Chiesa che non è un' “organizzazione” che va avanti seguendo le proprie idee e ha citato Sant’Ignazio sul fatto che è fondamentale “respirare nella Chiesa e con la Chiesa”: «Sottolineo questo aspetto: la Chiesa è nostra Madre», ha ricordato il Pontefice. «Come i figli portano impressa nel volto la somiglianza con la mamma, così tutti noi assomigliamo alla nostra Madre Chiesa. Dopo il Battesimo non viviamo più come individui isolati, ma siamo diventati uomini e donne di comunione, chiamati ad essere operatori di comunione nel mondo. Perché Gesù non solo ha fondato la Chiesa per noi, ma ha fondato noi come Chiesa. La Chiesa non è uno strumento per noi: noi siamo Chiesa. Da lei siamo rinati, da lei veniamo nutriti con il Pane di vita, da lei riceviamo parole di vita, siamo perdonati e accompagnati a casa. Questa è la fecondità della Chiesa, che è Madre: non è una organizzazione che cerca adepti, o un gruppo che va avanti seguendo la logica delle sue idee, ma è una Madre che trasmette la vita ricevuta da Gesù».

La fecondità della Chiesa, ha ricordato il Papa, «si esprime attraverso il ministero e la guida dei Pastori. Anche l’istituzione è infatti un carisma, perché affonda le radici nella stessa sorgente, che è lo Spirito Santo. Lui è l’acqua viva, ma l’acqua può continuare a dare vita solo se la pianta viene ben curata e potata».

Il Papa ha raccomandato di mantenere vive l’unità e la comunione: «Il Diavolo  è “il divisore” e comincia spesso col farci credere che siamo buoni, magari migliori degli altri: così ha il terreno pronto per seminare zizzania», ha detto. «È la tentazione di tutte le comunità e si può insinuare anche nei carismi più belli della Chiesa».
Da gesuita, Bergoglio ha indicato anche quale deve essere lo stile della missione: «Familiarizzate con le culture, le lingue e gli usi locali, rispettandoli e riconoscendo i semi di grazia che lo Spirito ha già sparso», la sua raccomandazione. Ha invitato a non cedere «alla tentazione di trapiantare modelli acquisiti», e di seminare «il primo annuncio: «È la buona notizia che deve sempre tornare, altrimenti la fede rischia di diventare una dottrina fredda e senza vita»    

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