Conferma la volontà di andare in Sud Sudan il prossimo anno e, nell’incontro con Mar Awa III, Patriarca della Chiesa Assira d'Oriente, auspica che i cristiani possano festeggiare nello stesso giorno la Pasqua.
Due appuntamenti sabato mattina per papa Francesco prima di partire per Portacomaro, il piccolo centro dell’Astigiano dove è arrivato poco prima delle 12 in visita privata per i 90 anni di una sua cugina, Carla Rabezzana. Una visita privata su cui la Sala Stampa della Santa Sede non ha dato informazioni anche se a parlare del viaggio è stato lo stesso Francesco nell'incontro in Vaticano con Mar Awa III: «Vorrei dire ancora una parola. Avrei voluto condividere con voi il pranzo, per concludere bene, comment il faut, ma devo partire alle 10.30. Per favore, scusatemi! Non vorrei che si dica che questo Papa è un po’ tirchio e non ci invita a pranzo! A me piacerebbe tanto condividere la tavola, ma non mancherà un'altra opportunità».
Durante l’incontro, Francesco ha auspicato che tutti i cristiani possano celebrare la Pasqua lo stesso giorno. Stesso auspicio era stato espresso la scorsa settimana dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I nel corso di un incontro con alcuni giornalisti italiani a Istanbul. Il Pontefice ha ringraziato Mar Awa III «per aver dato voce al desiderio di trovare una data comune perché i cristiani celebrino insieme la Pasqua. E su questo io vorrei dire, ribadire, quello che San Paolo VI disse a suo tempo: noi siamo pronti ad accettare qualsiasi proposta che venga fatta insieme. Il 2025 è un anno importante: si celebrerà l'anniversario del primo Concilio Ecumenico (Nicea), ma è importante anche perché celebreremo la Pasqua nella stessa data. Allora, abbiamo il coraggio di porre fine a questa divisione, che alle volte fa ridere: “Il tuo Cristo quando risuscita”. Il segnale da dare è: un solo Cristo per tutti noi. Siamo coraggiosi e cerchiamo insieme: io sono disposto, ma non io, la Chiesa cattolica è disposta a seguire quello che disse San Paolo VI». Il Papa ha aggiunto: «Mettetevi d'accordo e noi andremo lì dove dite. Oso pure esprimere un sogno: che la separazione con l'amata Chiesa assira dell'Oriente, la prima duratura nella storia della Chiesa, possa essere anche, a Dio piacendo, la prima a venire risolta».
In mattinata, prim dell’incontro con Mar Awa, Francesco ha incontrato nell’Aula Paolo VI i medici del Cuamm in occasione dei 70 anni di vita: «La vostra presenza qui oggi porta il mio cuore vicino a Paesi che mi sono particolarmente cari come la Repubblica Centrafricana, dove sono stato nel 2015 per aprire la Porta Santa, a Bangui; e il Sud Sudan dove, a Dio piacendo, mi recherò all'inizio del prossimo anno», ha detto il Pontefice che poi ha toccato altri temi: «La salute è un bene primario, come il pane, come l'acqua, come la casa, come il lavoro», ha sottolineato davanti a circa settemila tra medici e volontari, «voi vi impegnate perché non manchi il pane quotidiano a tanti fratelli e sorelle che oggi, nel XXI secolo, non hanno accesso a un'assistenza sanitaria normale, di base. È vergognoso: l'umanità non è capace di risolvere questo problema, ma è capace di portare avanti l'industria delle armi che distruggono tutto. Si spendono miliardi per le armi, si bruciano altre enormi risorse nell'industria dell'effimero e dell'evasione, l'industria del trucco, per esempio…», ha sottolineato parlando ai volontari dell'associazione nata a Padova.
«Quando preghiamo “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, dovremmo pensare bene a quello che diciamo, perché tanti, troppi uomini e donne, di questo pane, ricevono solo le briciole, o nemmeno quelle, semplicemente perché sono nati in certi luoghi del mondo. Penso a tante mamme, che non possono avere un parto sicuro e a volte perdono la vita; o a tanti bambini, che si spengono già nella prima infanzia». Il Cuamm è l'associazione che si pone l'obiettivo di portare aiuti sanitari in Africa.
Il Pontefice ha chiesto di guardare con occhi diversi questo continente: «L'Africa non va sfruttata, va promossa», ha detto, «essere con l'Africa, prima ancora di essere per l'Africa. E questo è proprio l'atteggiamento buono, perché c'è nell'immaginario, nell'inconscio collettivo, quell'atteggiamento brutto: l'Africa va sfruttata. E contro questo c'è il vostro no: essere con l'Africa. Così, essere con l'Africa è essere per l'Africa», ha proseguito, «c'è un grande capitale intellettuale in Africa: dobbiamo aiutare a svilupparlo».