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lunedì 07 ottobre 2024
 
il papa
 

«La gente vuole la pace, rinnovo l'appello per una tregua pasquale»

24/04/2022  L’appello di Francesco al Regina Caeli: «È triste che in questi giorni che sono i più santi e solenni per tutti i cristiani si senta più il fragore mortale delle armi anziché il suono delle campane che annunciano la Resurrezione. Si arresti l'attacco per venire incontro alle sofferenze della popolazione stremata»

«Proprio oggi ricorrono due mesi dall'inizio di questa guerra: anziché fermarsi la guerra si è inasprita. È triste che in questi giorni che sono i più santi e solenni per tutti i cristiani si senta più il fragore mortale delle armi anziché il suono delle campane che annunciano la Resurrezione. Ed è triste che le armi stiano sempre più prendendo il posto della parola».

È l’appello di papa Francesco al Regina Caeli, la preghiera mariana che durante il periodo di Pasqua sostituisce l’Angelus, perché si fermi il conflitto in Ucraina: «Rinnovo l'appello a una tregua pasquale, segno minimo e tangibile di una volontà di pace. Si arresti l'attacco per venire incontro alle sofferenze della popolazione stremata. Ci si fermi, obbedendo alle parole del Risorto, che il giorno di Pasqua ripete ai suoi discepoli: pace a voi, pace a voi!», ha detto il Pontefice rivolgendosi ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro. «A tutti chiedo di accrescere la preghiera per la pace e di avere il coraggio di dire e di manifestare che la pace è possibile. I leader politici per favore ascoltino la voce della gente, che vuole la pace, non l'escalation del conflitto».

Francesco ha poi ricordato che «oggi varie Chiese orientali cattoliche e ortodosse e anche diverse comunità latine celebrano la Pasqua secondo il calendario giuliano. Noi l'abbiamo celebrata domenica scorsa secondo il calendario gregoriano. Porgo loro i miei auguri più cari - ha detto ancora -. Cristo è risorto, è risorto veramente. Sia lui a colmare di speranza le buone attese dei cuori. Sia lui ad donare la pace, oltraggiata dalla barbarie della guerra».

Al termine della preghiera mariana Francesco ha salutato «i partecipanti alla marcia straordinaria Perugia Assisi per la pace e la fraternità che si svolge oggi, come pure quanti vi hanno aderito dando vita ad analoghe manifestazioni in altre città d'Italia». Poi ha rivolto un pensiero al Camerun: «Oggi i vescovi del Camerun compiono con i loro fedeli un pellegrinaggio nazionale al santuario mariano di Marienberg per riconsacrare il Paese alla Madre di Dio e metterlo sotto la sua protezione», ha detto, «pregano in particolare per il ritorno della pace nel loro Paese che da più di cinque anni in varie regioni è lacerato dalla violenze». «Leviamo anche noi la nostra supplica insieme ai fratelli e alle sorelle del Camerun - ha esortato il Pontefice - affinché Dio, per intercessione della Vergine Maria, conceda presto una pace vera e duratura a questo amato Paese».

«Meglio una fede imperfetta ma umile di una forte e presuntuosa»

  

Prima del Regina Caeli, il Papa si sofferma sul Vangelo odierno della seconda Domenica di Pasqua: «Anche noi», dice, «siamo come Tommaso, con gli stessi dubbi. Ma non dobbiamo vergognarci di questo. Raccontandoci la storia di Tommaso, infatti, il Vangelo ci dice che il Signore non cerca cristiani perfetti, che non dubitano mai e ostentano sempre una fede sicura. Io vi dico: io ho paura quando vedo cristiani, qualche associazione di cristiani, che si credono perfetti. No, l'avventura della fede, come per Tommaso, è fatta di luci e di ombre. Se no, che fede sarebbe Il Signore non cerca cristiani perfetti: quando è così c'è qualcosa che non va bene».

Il Papa ricorda che «la fede conosce tempi di consolazione, di slancio e di entusiasmo, ma anche stanchezze, smarrimenti, dubbi e oscurità. Il Vangelo ci mostra la “crisi” di Tommaso per dirci che non dobbiamo temere le crisi della vita e della fede. Tante volte ci rendono umili, perché ci spogliano dall'idea di essere a posto, di essere migliori degli altri. Le crisi ci aiutano a riconoscerci bisognosi: ravvivano il bisogno di Dio e ci permettono così di tornare al Signore, di toccare le sue piaghe, di fare nuovamente esperienza del suo amore, come la prima volta».

Secondo il Pontefice, «è meglio una fede imperfetta ma umile, che sempre ritorna a Gesù, di una fede forte ma presuntuosa, che rende orgogliosi e arroganti». «Specialmente quando sperimentiamo stanchezze o momenti di crisi - ha continuato -, Gesù, il Risorto, desidera tornare per stare con noi. Aspetta solo che lo cerchiamo, lo invochiamo, persino che, come Tommaso, protestiamo, portandogli i nostri bisogni e la nostra incredulità. Egli torna sempre, perché è paziente e misericordioso. Viene ad aprire i cenacoli delle nostre paure e delle nostre incredulità, perché sempre ci vuol dare un'altra opportunità. Pensiamo allora all'ultima volta che, durante un momento difficile o un periodo di crisi, ci siamo chiusi in noi stessi, barricandoci nei nostri problemi e lasciando Gesù fuori casa - ha aggiunto Francesco -. E ripromettiamoci, la prossima volta, nella fatica, di ricercare Gesù, di tornare a Lui, al suo perdono, lui sempre perdona, tornare a quelle piaghe che ci hanno risanato. Così, diventeremo anche capaci di compassione, di avvicinare senza rigidità e senza pregiudizi le piaghe degli altri».

 
 
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