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venerdì 25 aprile 2025
 
Azione cattolica
 

Il Papa all'Ac: «Siate atleti e portabandiera di sinodalità»

25/04/2024  Francesco incontra i soci dell'Azione cattolica arrivati a Roma per la XVIII Assemblea nazionale e racocmanda loro di essere persone che costruisocno comunità, con «la cultura dell'abbraccio che cambia la vita»

Cura del creato e custodia della pace, perché «nessuno si salva da solo», cantano i giovani dell’Azione cattolica. “A braccia aperte”, lo slogan che l’associazione ha scelto per la sua XVIII assemblea nazionale, rende bene l’idea di un impegno che vuole coinvolgere tutti per la costruzione di una comunità in cui ciascuno possa trovare la sua dimensione e contribuire al bene comune. «Poco fa, passando in mezzo a voi, ho incrociato sguardi pieni di gioia e di speranza. Grazie per questo abbraccio così intenso e bello, che da qui vuole allargarsi a tutta l’umanità, specialmente a chi soffre, mai dobbiamo dimenticare le persone che soffrono», dice subito papa Francesco incontrando le migliaia di soci presenti in piazza san Pietro.

Un abbraccio che il Papa declina in tre accezioni: quello che manca, quello che salva e quello che cambia la vita. Perché, bisogna ricordare che non sempre l’abbraccio è accolto con favore. A volte si trasforma in pugno «incontra chiusure a volte incontra resistenze, per cui le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto, di contrapposizione, anche violenta, anche un segno di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani, fino a portare al conflitto». All’origine delle guerre, spiega il Pontefice, «ci sono spesso abbracci mancati o abbracci rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico. E tutto ciò purtroppo, in questi giorni, è sotto i nostri occhi, in troppe parti del mondo! Con la vostra presenza e con il vostro lavoro, invece, voi potete testimoniare a tutti che la via dell’abbraccio è la via della vita».

Ma c’è anche l’abbraccio che salva. «Già umanamente abbracciarsi significa esprimere valori positivi e fondamentali come l’affetto, la stima, la fiducia, l’incoraggiamento, la riconciliazione. Ma diventa ancora più vitale quando lo si vive nella dimensione della fede. Al centro della nostra esistenza, infatti, c’è proprio l’abbraccio misericordioso di Dio che salva, del Padre buono che si è rivelato in Gesù», sottolinea il Papa. Non dobbiamo perdere «mai di vista l’abbraccio del Padre che salva, paradigma della vita e cuore del Vangelo, modello di radicalità dell’amore, che si nutre e si ispira al dono gratuito e sempre sovrabbondante di Dio. Fratelli, sorelle, lasciamoci abbracciare da Lui, come bambini. Ognuno di noi ha nel cuore qualcosa di bambino che ha bisogno dell’abbraccio. Lasciamoci abbracciare dal Signore e nell’abbraccio del Signore impariamo ad abbracciare gli altri».

Infine l’abbraccio che «cambia la vita. Un abbraccio può cambiare la vita, mostrare strade nuove, Sono molti i santi nella cui esistenza un abbraccio ha segnato una svolta decisiva, come San Francesco, che lasciò tutto per seguire il Signore dopo aver stretto a sé un lebbroso, come lui stesso ricorda nel suo testamento». E, nella vita associativa «che è multiforme e trova il denominatore comune proprio nell’abbraccio della carità» è «unico contrassegno essenziale dei discepoli di Cristo, regola, forma e fine di ogni mezzo di santificazione e di apostolato. Lasciate che sia essa a plasmare ogni vostro sforzo e servizio, perché possiate vivere fedeli alla vostra vocazione e alla vostra storia».

 

«Amici», dice il Papa, «voi sarete tanto più presenza di Cristo quanto più saprete stringere a voi e sorreggere ogni fratello bisognoso con braccia misericordiose e compassionevoli, da laici impegnati nelle vicende del mondo e della storia, ricchi di una grande tradizione, formati e competenti in ciò che riguarda le vostre responsabilità, e al tempo stesso umili e ferventi nella vita dello spirito. Così potrete porre segni concreti di cambiamento secondo il Vangelo a livello sociale, culturale, politico ed economico nei contesti in cui operate». La « “cultura dell’abbraccio”, attraverso i vostri cammini personali e comunitari, crescerà nella Chiesa e nella società, rinnovando le relazioni familiari ed educative, rinnovando i processi di riconciliazione e di giustizia, gli sforzi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace», aggiunge il Pontefice. E poi conclude con un ultimo pensiero chiedendo ai soci dell’Azione cattolica di essere «atleti della sinodalità». Perché «vedervi qui tutti insieme – ragazzi, famiglie, uomini e donne, studenti, lavoratori, giovani, adulti e “adultissimi” (come chiamate quelli della mia generazione) – mi fa venire in mente il Sinodo», dice Francesco. «E penso al Sinodo in corso, che giunge alla sua terza tappa, la più impegnativa e importante, quella profetica. Ora si tratta di tradurre il lavoro delle fasi precedenti in scelte che diano slancio e vita nuova alla missione della Chiesa nel nostro tempo. Ma la cosa più importante di questo sinodo è la sinodalità, gli argomenti i temi sono per portare avanti questa espressione della chiesa che è sinodalità, per questo c’è bisogno di gente forgiata allo spirito, di pellegrini di speranza, di uomini e donne sinodali che sappiano dialogare, interloquire, cercare insieme come dice il Giubileo ormai vicino, capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi. Vi invito dunque ad essere “atleti e portabandiera di sinodalità” nelle diocesi e nelle parrocchie di cui fate parte, per una piena attuazione del cammino fino ad oggi».

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