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giovedì 23 gennaio 2025
 
il papa
 

«Dio non teme di entrare nelle nostre vite trasandate»

02/01/2022  Francesco all'Angelus: «Invitiamolo ufficialmente nella nostra esistenza, soprattutto nelle zone oscure, nelle nostre stalle interiori,e raccontiamogli senza paura anche i problemi sociali ed ecclesiali del nostro tempo e quelli personali più brutti»

Dio ha scelto di incarnarsi per «abitare» tra noi. Papa Francesco all’Angelus dela prima domenica dell'anno commenta il Vangelo odierno, il Prologo del Vangelo di Giovanni proclamato nella Messa del giorno di Natale, sottolineando che non bisogna avere paura dei propri peccati perché Dio «non si spaventa dei nostri peccati, è venuto per guarirci». Spesso, ricorda il Pontefice, «ci teniamo a distanza da Dio perché pensiamo di non essere degni di Lui per altri motivi. Ed è vero. Ma il Natale ci invita a vedere le cose dal suo punto di vista. Dio desidera incarnarsi. Se il tuo cuore ti sembra troppo inquinato dal male, ti sembra disordinato, per favore non chiuderti, non avere paura, Lui viene. Pensa alla stalla di Betlemme. Gesù è nato lì, in quella povertà, per dirti che non teme certo di visitare il tuo cuore, di abitare una vita trasandata».

Bergoglio si sofferma sul verbo «abitare» che, ricorda, «esprime una condivisione totale, una grande intimità. Questo Dio vuole e attende che gli presentiamo le nostre situazioni, quello che viviamo. Allora, davanti al presepe, parliamo a Gesù delle nostre vicende concrete. Invitiamolo ufficialmente nella nostra vita, soprattutto nelle zone oscure», «nelle nostre stalle interiori, ognuno ne ha. E raccontiamogli senza paura - è l'invito del Papa - anche i problemi sociali ed ecclesiali del nostro tempo, anche i problemi personali più brutti, perché Dio ama abitare lì, nella nostra stalla».

Francesco invita a soffermarsi sulla frase di Giovanni, “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, che viene pregata sempre durante l’Angelus e che «da sola ci rivela il senso del Natale». Queste parole, sottolinea, «se ci pensiamo, contengono un paradosso. Mettono insieme due realtà opposte: il Verbo e la carne. “Verbo” indica che Gesù è la Parola eterna del Padre, infinita, che esiste da sempre, prima di tutte le cose create; “carne” indica invece proprio la nostra realtà creata, fragile, limitata, mortale. Prima di Gesù erano due mondi separati: il Cielo opposto alla terra, l’infinito opposto al finito, lo spirito opposto alla materia». E c’è, prosegue, «un’altra opposizione nel Prologo del Vangelo di Giovanni, un altro binomio: luce e tenebre. Gesù è la luce di Dio entrata nelle tenebre del mondo. Dio è luce: in Lui non c’è opacità; in noi, invece, ci sono molte oscurità. Ora, con Gesù, si incontrano Luce e tenebre: santità e colpa, grazia e peccato.Che cosa vuole annunciare il Vangelo con queste polarità? Una cosa splendida: il modo di agire di Dio. Di fronte alla nostra fragilità, il Signore non si tira indietro. Non rimane nella sua eternità beata e nella sua luce infinita, ma si fa vicino, si fa carne, si cala nelle tenebre, abita terre a Lui estranee. Lo fa perché non si rassegna al fatto che noi possiamo smarrirci andando lontani da Lui, lontani dall’eternità, lontani dalla luce».

Il Papa invita, ancora una volta in questo tempo di Natale, a contemplare «l’opera di Dio», che è quella di «venire in mezzo a noi. Se noi ci riteniamo indegni, questo non lo ferma. Se lo rifiutiamo, non si stanca di cercarci. Se non siamo pronti e ben disposti ad accoglierlo, preferisce comunque venire».

Poi il Papa chiede: «Ma noi vogliamo fare spazio a Dio? A parole sì, ma concretamente? Magari ci sono degli aspetti della vita che teniamo per noi, esclusivi, dei luoghi interiori nei quali abbiamo paura che il Vangelo entri, dove non vogliamo mettere Dio in mezzo. In questi giorni natalizi ci farà bene accogliere il Signore proprio lì. Come? Ad esempio sostando davanti al presepe», suggerisce Francesco, «perché esso mostra Gesù che viene ad abitare tutta la nostra vita concreta, ordinaria, dove non va tutto bene, ci sono tanti problemi: i pastori che lavorano duramente, Erode che minaccia gli innocenti, una grande povertà... Ma in mezzo a tutto questo c’è Dio, che vuole abitare con noi. E attende che gli presentiamo le nostre situazioni, quello che viviamo. Allora, davanti al presepe, parliamo a Gesù delle nostre vicende concrete. Invitiamolo ufficialmente nella nostra vita, soprattutto nelle zone oscure, nelle nostre “stalle interiori”».

E conclude: «La Madre di Dio, nella quale il Verbo si è fatto carne, ci aiuti a coltivare un’intimità maggiore con il Signore».

Al termine dell’Angelus, il Papa ha salutato “di cuore” i fedeli riuniti nella Piazza provenienti da Roma e altre parti d’Italia, in particolare associazioni e famiglie: «Vedo bandiere polacche, brasiliane, uruguaiane, argentine, colombiane, venezuelane… Benvenuti tutti». In questa prima domenica dell’anno, il Papa ha rinnovato «gli auguri di pace e di bene nel Signore»: «Nei momenti lieti e in quelli tristi affidiamoci a Lui che è la nostra forza e la nostra speranza. Invitiamo il Signore a venire dentro a noi, venire alla nostra realtà. Sia brutta, come una stalla… Ma dire: “Vieni Signore, io non vorrei che tu entrassi, ma guardala. Stai vicino».

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