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giovedì 08 giugno 2023
 
Angelus
 

Il Papa all'angelus: "è comodo cercare un colpevole invece che porsi domande impegnative"

19/03/2023  Il Pontefice spiega il miracolo della guarigione del cieco che non vedeva dalla nascita e chiede a tutti noi di fare un esmae di coscienza su come avremo reagito davanti a quel prodigio che, di sabato, ridà la dignità a un uomo

Papa Francesco, nel giorno della festa del papà fa recitare a tutta piazza San Pietro la preghiera del Padre Nostro. E spera che «in San Giuseppe trovino il modello, il sostegno e il conforto per vivere bene la loro paternità». Prega per tutti, prega per l’Ucraina, per l’Ecuador scosso da un tremendo terremoto. Prima, spiegando il Vangelo che racconta la guarigione del cieco nato, aveva sottolineato che «questo prodigio è accolto in malo modo da varie persone e gruppi. Vediamo nei particolari. Anzitutto ci sono i discepoli di Gesù, che di fronte al cieco nato si chiedono se la colpa sia dei genitori o sua. Cercano un colpevole; è comodo cercare un colpevole, anziché porsi domande più impegnative, come ad esempio: cosa significa per noi la presenza di quest'uomo, cosa chiede a noi?». Invita i fedeli a leggere «questo miracolo di Gesù, è bellissimo il modo in cui lo racconta Giovanni, capitolo 9, in due minuti si legge, fa vedere come procede Gesù e il cuore umano». Ricorda cosa accade dopo la guarigione, quali soo le reazioni del tempo: «La prima è quella dei vicini, che sono scettici: “Quest'uomo è sempre stato cieco: non è possibile che ora veda, non può essere lui!”. Poi c'è la reazione degli scribi e dei farisei, i quali obiettano: “Quest'uomo è stato guarito in giorno di sabato, contro la legge”. Per loro è inaccettabile, meglio sarebbe stato lasciare tutto come prima». Infine anche i genitori che «hanno paura, temono le autorità religiose e non si pronunciano. In tutte queste reazioni, emergono cuori chiusi di fronte al segno di Gesù, per motivi diversi: perché cercano un colpevole, perché non sanno stupirsi, perché non vogliono cambiare, perché sono bloccati dalla paura». Il solo che reagisce bene, dice il Pontefice, «è il cieco: felice di vedere, testimonia quanto gli è accaduto nel modo più semplice: “Ero cieco e ora ci vedo”. Prima era costretto a chiedere l'elemosina e subiva i pregiudizi della gente: 'è povero e cieco dalla nascita, deve soffrire, deve pagare per i suoi peccati o per quelli dei suoi antenati'. Adesso, libero nel corpo e nello spirito, rende testimonianza a Gesù: non inventa nulla e non nasconde nulla. Non ha paura di quello che diranno gli altri: il sapore amaro dell'emarginazione lo ha già conosciuto per tutta la vita, ha già sentito su di sé l'indifferenza e il disprezzo dei passanti, di chi lo considerava come uno scarto della società, utile al massimo per il pietismo di qualche elemosina».

Adesso che è guarito «quegli atteggiamenti sprezzanti non li teme più, perché Gesù gli ha dato piena dignità: di sabato, davanti a tutti, lo ha liberato e gli ha donato la vista senza chiedergli nulla, nemmeno un grazie, e lui ne rende testimonianza. Fratelli, sorelle, con tutti questi personaggi il Vangelo odierno mette anche noi nel mezzo della scena, così che ci chiediamo: che posizione prendiamo, che cosa avremmo detto allora? E soprattutto, che cosa facciamo oggi?».

 
 
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