«In questo anno giubilare rinnovo l'appello, specialmente ai governatori di fede cristiana, affinché si metta il massimo impegno nei negoziati per porre fine a tutti i conflitti in corso».
All’Angelus l’appello per la pace di papa Francesco che invita a pregare per la fine dei conflitti «nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Nord Kivu» e ribadisce «a proposito del valore primario della vita umana», il “no alla guerra” che, sottolinea, «distrugge, distrugge tutto, distrugge la vita, induce a disprezzarla. E non dimentichiamo che sempre la guerra è una sconfitta».
È la domenica della festa della Presentazione di Gesù al Tempio, popolarmente detta Candelora, che cade 40 giorni dopo il Natale, e in Italia si celebra anche la Giornata della vita. Il Pontefice ricorda questa ricorrenza: «Mi unisco ai vescovi italiani nell'esprimere riconoscenza alle tante famiglie che accolgono volentieri il dono della vita e nell'incoraggiare le giovani coppie a non avere timore a mettere al mondo dei figli», ha detto Francesco facendo gli auguri al Movimento per la vita che compie 50 anni.
Francesco ricorda anche che si terrà lunedì 3 febbraio in Vaticano il Summit internazionale sui diritti dei bambini intitolato “Amiamoli e proteggiamoli” «che ho avuto la gioia di promuovere e al quale parteciperò», aggiunge, sottolineando che «è una occasione unica per portare al centro dell'attenzione del mondo le questioni più urgenti che riguardano la vita di tutti».
Nella riflessione prima della preghiera mariana, Francesco commenta il brano del Vangelo odierno di Luca che racconta di Maria e Giuseppe che portano il Bambino Gesù al Tempio di Gerusalemme: «Secondo la Legge lo presentano nella dimora di Dio, per ricordare che la vita viene dal Signore», sottolinea il Papa, «e mentre la Santa Famiglia compie ciò che nel popolo d’Israele si faceva sempre, di generazione in generazione, succede qualcosa che non era accaduto mai. Due anziani, Simeone e Anna, profetizzano riguardo a Gesù: lodano Dio e parlano del bambino “a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”. Le loro voci commosse risuonano tra le vecchie pietre del Tempio, annunciando il compimento delle attese d’Israele. Davvero Dio è presente in mezzo al suo popolo: non perché abiti tra quattro mura, ma perché vive come uomo tra gli uomini. Nella vecchiaia di Simeone e Anna accade la novità che cambia la storia del mondo. Dal canto loro, Maria e Giuseppe “si stupivano delle cose che si dicevano” di Gesù».
Il Pontefice si sofferma sulla figura del vecchio profeta Simeone che accoglie Gesù: «Quando Simeone prende in braccio il bambino, lo chiama in tre modi bellissimi, che meritano una riflessione. Gesù è la salvezza; Gesù è la luce; Gesù è segno di contraddizione», dice Francesco che spiega il significato di queste tre definizioni: «Anzitutto questo bambino è la salvezza. Così dice Simeone, pregando Dio: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli”. Questo sempre ci lascia stupiti: la salvezza universale concentrata in uno solo! Sì, perché in Gesù abita tutta la pienezza di Dio, del suo Amore. Secondo aspetto: Gesù è “luce per illuminare le genti”», prosegue il Papa, «come sole che sorge sul mondo, questo bambino lo riscatterà dalle tenebre del male, del dolore e della morte. Quanto abbiamo bisogno, anche oggi, di questa luce! Infine, il bambino abbracciato da Simeone è segno di contraddizione “affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”».
Gesù, afferma ancora il Papa. «rivela il criterio per giudicare tutta la storia e il suo dramma, e anche la vita di ognuno di noi. Questo criterio è l’amore: chi ama vive, chi odia muore. Illuminati dall’incontro con Gesù, possiamo allora chiederci: io, che cosa attendo nella mia vita? Qual è la mia grande speranza? Il mio cuore desidera vedere il volto del Signore? Aspetto la manifestazione del suo disegno di salvezza per l’umanità? Preghiamo insieme Maria, madre purissima», conclude il Papa, «perché ci accompagni nelle luci e nelle ombre della storia, incontro al Signore».