Definisce la guerra una «pazzia e una crudeltà». Implora di fermarla subito e di garantire corridoi umanitari e assistenza ai milioni di profughi ucraini in fuga dalle bombe.
Papa Francesco all’Angelus rilancia l’appello per la pace in Ucraina, afferma che «la Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace». Ad ascoltarlo, in piazza San Pietro, numerosi fedeli che hanno la bandiera del Paese tra le mani. In Ucraina, dice Bergoglio, «scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini. In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria».
In questo momento la priorità assoluta, dopo dieci giorni di guerra, è dare subito protezione alla popolazione civile: «Rivolgo il mio accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari, e sia garantito e facilitato l’accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura», dice il Papa che ringrazia i tanti operatori impegnati nell’accoglienza e chiede il rilancio dei negoziati: «Ringrazio tutti coloro che stanno accogliendo i profughi. Soprattutto imploro che cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato e prevalga il buon senso, pure. E si torni a rispettare il diritto internazionale!».
Francesco si rivolge anche agli operatori dei media che stanno raccontando, a loro rischio e pericolo, la guerra e sui quali la Russia ha imposto un giro di vite per i cronisti che parlano di “invasione”: «Vorrei ringraziare», dice il Papa, «anche le giornaliste e i giornalisti che per garantire l’informazione mettono a rischio la propria vita: grazie, fratelli e sorelle, per questo vostro servizio! Un servizio che ci permette di essere vicini al dramma di quella popolazione e ci permette di valutare la crudeltà di una guerra. Grazie, fratelli e sorelle. Preghiamo insieme per l’Ucraina: qui davanti abbiamo le sue bandiere. Preghiamo insieme, come fratelli, la Madonna Regina dell’Ucraina».
Francesco conclude ricordando lo sforzo diplomatico della Santa Sede e la sua ferma volontà di mettersi al servizio della pace: «La Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace. In questi giorni, sono andati in Ucraina due cardinali, per servire il popolo, per aiutare. Il cardinale Krajewski, elemosiniere, per portare gli aiuti ai bisognosi, e il cardinale Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Questa presenza dei due cardinali lì è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: “La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”».
Il Pontefice ha anche autorizzato la presenza dell'ex nunzio apostolico a Kiev, monsignor Claudio Gugerotti, attuale ambasciatore del Pontefice nel Regno Unito, al raduno svoltosi sabato a Trafalgar Square, a Londra, per testimoniare solidarietà all'Ucraina e denunciare l'invasione russa. In una breve allocuzione pubblica, davanti a centinaia di esponenti della comunità ucraino-britannica, anche con una nutrita quota di persone di fede cattolica oltre a gente comune e stranieri, mons. Gugerotti ha detto: «Porto a tutti gli ucraini presenti la solidarietà e vicinanza di papa Francesco. In questi giorni il suo cuore e le sue preghiere sono rivolte alla vostra amatissima patria. Il sangue dei vostri cari grida come quello di Abele verso il Paradiso. Oggi siamo tutti ucraini».
L'intervento pubblico di un fine ed esperto diplomatico come Gugerotti, tra i massimi conoscitori vaticani dell'area del conflitto, in un momento delicato come l'attuale non appare certo deciso a titolo personale e sicuramente ha avuto un'autorizzazione preventiva dalle massime autorità della Santa Sede. Un messaggio del Vaticano e del Papa, insomma, rivolto a tutti.

Fedeli ucraini in piazza San Pietro per l'Angelus del Papa (Ansa)
«Il diavolo arriva spesso con gli occhi dolci e il viso angelico»
Prima della preghiera mariana il Papa avverte che bisogna vigilare, stare attenti perché la sete di avere e potere, di possesso e successo arrivano dal diavolo che spesso si presenta in maniera dolce, “angelica” e seducente. È la prima domenica di Quaresima – il periodo che prepara alla Pasqua – e Francesco si sofferma sul Vangelo odierno che, dice, «ci porta nel deserto, dove Gesù è condotto dallo Spirito Santo, per quaranta giorni, per essere tentato dal diavolo. Il deserto simboleggia la lotta contro le seduzioni del male, per imparare a scegliere la vera libertà. Gesù, infatti, vive l’esperienza del deserto appena prima di iniziare la sua missione pubblica. È proprio attraverso quella lotta spirituale che Egli afferma decisamente quale genere di Messia intende essere».
Il Papa invita a guardare da vicino «le tentazioni contro cui combatte.Il diavolo per due volte si rivolge a Lui dicendogli: “Se sei il Figlio di Dio...”. Gli propone, cioè, di sfruttare la sua posizione: dapprima per soddisfare i bisogni materiali che sente; poi per accrescere il suo potere; infine per avere da Dio un segno prodigioso. È come se dicesse: “Se sei Figlio di Dio, approfittane!”, cioè “pensa al tuo profitto”. È una proposta seducente, ma porta alla schiavitù del cuore: rende ossessionati dalla brama di avere, riduce tutto al possesso delle cose, del potere, della fama. È questo il nucleo delle tentazioni», avverte il Papa, «è “il veleno delle passioni” in cui si radica il male». Ma Gesù, sottolinea Bergoglio, «si oppone in modo vincente alle attrattive del male. Come fa? Rispondendo alle tentazioni con la Parola di Dio, che dice di non approfittare, di non usare Dio, gli altri e le cose per sé stessi, di non sfruttare la propria posizione per acquisire privilegi. Perché la felicità e la libertà vera non stanno nel possedere, ma nel condividere; non nell’approfittare degli altri, ma nell’amarli; non nell’ossessione del potere, ma nella gioia del servizio».
Il Papa ricorda che «queste tentazioni accompagnano anche noi nel cammino della vita. Dobbiamo vigilare, perché spesso si presentano sotto un’apparente forma di bene», sottolinea, «infatti, il diavolo, che è astuto, usa sempre l’inganno. Ha voluto far credere a Gesù che le sue proposte fossero utili per dimostrare che era davvero Figlio di Dio. E così fa anche con noi: arriva spesso “con gli occhi dolci”, “con il viso angelico”; sa persino travestirsi di motivazioni sacre, apparentemente religiose! Se cediamo alle sue lusinghe, finisce che giustifichiamo la nostra falsità, mascherandola di buone intenzioni: “Ho fatto affari strani, ma ho aiutato i poveri”; “ho approfittato del mio ruolo, ma anche a fin di bene”; “ho ceduto ai miei istinti, ma in fondo non ho fatto male a nessuno”, e così via. Per favore: con il male, niente compromessi! Con la tentazione non si deve dialogare, non bisogna cadere in quel sonno della coscienza che fa dire: “in fondo non è grave, fanno tutti così”!».
Di fronte a queste tentazioni, il Pontefice invita a guardare all’esempio di Gesù, il quale, spiega, «non cerca accomodamenti, non fa accordi con il male. Al diavolo oppone la Parola di Dio e così vince le tentazioni. Questo tempo di Quaresima sia anche per noi tempo di deserto. Prendiamoci degli spazi di silenzio e di preghiera, durante i quali fermarci e guardare ciò che si agita nel nostro cuore. Facciamo chiarezza interiore, mettendoci davanti alla Parola di Dio nella preghiera, perché abbia luogo in noi una benefica lotta contro il male che ci rende schiavi, una lotta per la libertà».
E conclude con l’invocazione alla Vergine Santa affinché «ci accompagni nel deserto quaresimale e aiuti il nostro cammino di conversione».