L'aveva già citata a Santa Marta, nell'omelia della Messa mattutina celebrata giovedì 10 settembre 2015, riferendosi a un serio impegno per la pace che parte da un concreto impegno personale, il perdono in primo in luogo, e non rimanendo vuoto slogan, portato via dal vento. Papa Francesco è tornato oggi a prendere in prestito un noto ritornello di Mina durante la preghiera dell'Angelus, commentando l’episodio della guarigione dell’indemoniato di Cafarnao. «Gesù», ha detto il Pontefice, «predica con autorità propria, come chi possiede una dottrina che trae da sé, e non come gli scribi che ripetevano tradizioni precedenti e leggi tramandate». Ripetevano «parole, parole, parole... come canta la grande Mina. Erano soltanto parole».
Quello dell'indemoniato di Cafarnao è il primo dei sette miracoli di Gesù compiuti di sabato, «giorno dedicato al riposo e alla preghiera», ha ricordato Jorge Mario Bergoglio, parlando dalla Biblioteca del Palazzo apostolico attraverso i mass media per evitare assembramenti in Piazza San Pietro. Nella sinagoga di Cafarnao, Gesù legge e commenta le Scritture e «i presenti sono attirati» e meravigliati «dal suo modo di parlare» perché «dimostra un’autorità diversa da quella degli scribi». Infine, quando un uomo «gli si rivolta contro interpellandolo come l’Inviato di Dio, Lui riconosce lo spirito maligno, gli ordina di uscire da quell’uomo e così lo scaccia».
Predicazione che tocca i cuori e opera taumaturgica che guarisce sono i due "sigilli" ostituivi che l’evangelista Marco presenta come «conferma dell’autorità di Gesù e del suo insegnamento», ha ricordato Jorge Mario Bergoglio. «Egli predica con autorità propria, come chi possiede una dottrina che trae da sé, e non come gli scribi che ripetevano tradizioni precedenti e leggi tramandate». Ripetevano «parole, parole, parole... come canta la grande Mina. Erano soltanto parole». «L’insegnamento di Gesù ha la stessa autorità di Dio che parla; infatti, con un solo comando libera facilmente l’ossesso dal maligno e lo guarisce. La sua parola opera ciò che dice, perché Egli è il profeta definitivo, anzi, è il Verbo stesso di Dio fatto uomo. Per questo parla con autorità divina».
La guarigione dell’indemoniato per papa Francesco «mostra che la predicazione di Cristo è rivolta a sconfiggere il male presente nell’uomo e nel mondo»: «La sua parola punta direttamente contro il regno di Satana, lo mette in crisi e lo fa indietreggiare, lo obbliga ad uscire dal mondo. Quell’ossesso, raggiunto dal comando del Signore, viene liberato e trasformato in una nuova persona». Inoltre, ha puntualizzato il Pontefice, la predicazione di Gesù ha «una logica opposta a quella del mondo e del maligno: le sue parole si rivelano come lo sconvolgimento di un ordine sbagliato di cose». Infatti, quello che il demonio presente nell’ossesso grida all’avvicinarsi di Cristo - “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?” - indica per Francesco «la totale estraneità tra Gesù e Satana”. Tra loro non c’è nulla in comune, «“sono l’uno l’opposto dell’altro»
«Ascoltiamo, noi, le parole di Gesù che sono autorevoli: sempre, non dimenticatevi! Portate in tasca o nella borsa un piccolo Vangelo, per leggerlo durante la giornata, per ascoltare quella parola autorevole di Gesù. E poi, tutti abbiamo dei problemi, tutti abbiamo peccati, tutti abbiamo delle malattie spirituali; chiedere a Gesù: “Gesù, tu sei il profeta, il Figlio di Dio, quello che è stato promesso per guarirci. Guariscimi!”. Chiedere a Gesù la guarigione, dei nostri peccati, dei nostri mali».