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domenica 09 febbraio 2025
 
 

Il Papa: «Giustificare la violenza in nome di Dio è una bestemmia»

15/11/2015  All'Angelus Bergoglio esprime vicinanza alle vittime degli attentati di Parigi. Una tragedia che è di tutta l'umanità: «Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili»

Usare il nome di Dio per giustificare le violenze «è una bestemmia». Papa Francesco, nel corso dell’Angelus ha voluto «riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità! E che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia».

Il Papa, che ha parlato di «dolore», di «fraterno cordoglio», di «vicinanza ai familiari delle vittime e ai feriti», ha anche sottolineato che «tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero».

Il Papa chiama alla preghiera, prima in silenzio e poi insieme, una piazza gremita dove oggi sono visibili più che nelle altre occasioni, i controlli e il servizio di sicurezza. E chiede che la Vergine, invocata con l’Ave Maria corale, «susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace. A Lei chiediamo di proteggere e vegliare sulla cara Nazione francese, la prima figlia della Chiesa, sull’Europa e sul mondo intero».

E non ha paura, Francesco, di parlare di speranza, «quella virtù tanto difficile di vivere. La più piccola delle virtù, ma la più forte. E la nostra speranza ha un volto: il volto del Signore risorto». Il Vangelo del giorno, che parla di catastrofi e carestie, di guerre ed elementi apocalittici dà l’occasione al Papa per parlare della meta ultima dell’umanità: l’incontro con il Signore. Un incontro al quale bisogna farsi trovare pronti. Sapendo però che il Signore, fin d’ora ci è accanto e ci accompagna. E dunque, nonostante tutto «siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia», sapendo che «il sacrificio di sé stessi per amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo».

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