Usare il
nome di Dio per giustificare le violenze «è una bestemmia». Papa Francesco, nel
corso dell’Angelus ha voluto «riaffermare con vigore che la strada della
violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità! E che utilizzare il
nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia».
Il Papa,
che ha parlato di «dolore», di «fraterno cordoglio», di «vicinanza ai familiari
delle vittime e ai feriti», ha anche sottolineato che «tanta barbarie ci lascia
sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare
eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo
intero».
Il Papa chiama alla preghiera, prima in silenzio e poi insieme, una
piazza gremita dove oggi sono visibili più che nelle altre occasioni, i
controlli e il servizio di sicurezza. E chiede che la Vergine, invocata con l’Ave
Maria corale, «susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di
pace. A Lei chiediamo di proteggere e vegliare sulla cara Nazione francese, la prima
figlia della Chiesa, sull’Europa e sul mondo intero».
E non ha
paura, Francesco, di parlare di speranza, «quella virtù tanto difficile di
vivere. La più piccola delle virtù, ma la più forte. E la nostra speranza ha un
volto: il volto del Signore risorto».
Il
Vangelo del giorno, che parla di catastrofi e carestie, di guerre ed elementi
apocalittici dà l’occasione al Papa per parlare della meta ultima dell’umanità:
l’incontro con il Signore. Un incontro al quale bisogna farsi trovare pronti.
Sapendo però che il Signore, fin d’ora ci è accanto e ci accompagna. E dunque,
nonostante tutto «siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro
futuro con serenità e fiducia», sapendo che «il sacrificio di sé stessi per
amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e
l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo».