«Un cristiano semina speranza: semina olio di speranza, semina profumo di speranza e non aceto di amarezza». Di più: seminare perplessità o amarezze non è cristiano. Si avvicina Pentecoste e papa Francesco sceglie (anche) l'udienza generale del mercoledì per rinnovare il suo invito a lasciarsi guidare dallo Spirito. Così facendo traccia l'identikit del seguace di Gesù: che è, dev'essere, seminatore di speranza. «Lo Spirito Santo», ha detto Jorge Mario Bergoglio, «non ci rende solo capaci di sperare, ma anche di essere seminatori di speranza, di essere anche noi – come Lui e grazie a Lui – dei "paracliti", cioè consolatori e difensori dei fratelli»,
«Seminatori di speranza», ha proseguito a braccio, come ha osservato l'agenzia di stampa Sir: «un cristiano può seminare amarezze, può seminare perplessità, e questo non è cristiano, se fai questo non sei un uomo cristiano. Semina speranza, semina olio di speranza, semina profumo di speranza e non aceto di amarezza e di ‘dis-speranza”». Poi la citazione del beato cardinale Newman: «Istruiti dalla nostra stessa sofferenza, dal nostro stesso dolore, anzi, dai nostri stessi peccati, avremo la mente e il cuore esercitati ad ogni opera d’amore verso coloro che ne hanno bisogno. Saremo, a misura della nostra capacità, consolatori ad immagine del Paraclito, e in tutti i sensi che questa parola comporta: avvocati, assistenti, apportatori di conforto. Le nostre parole e i nostri consigli, il nostro modo di fare, la nostra voce, il nostro sguardo, saranno gentili e tranquillizzanti».
«Sono soprattutto i poveri, gli esclusi, i non amati ad avere bisogno di qualcuno che si faccia per loro ‘paraclito’, cioè consolatore e difensore», ha ammonito il Papa. «Come lo Spirito Santo si fa per ognuno di noi, che stiamo qui in piazza, consolatore e difensore – l’altro invito a braccio – noi dobbiamo fare loro stesso per i più bisognosi, gli scartati, per quelli che hanno bisogno di più. Difensori e consolatori».
«Non si può imbrattare un quadro senza offendere l’artista che lo ha creato», ha infine concluso Bergoglio, esortando a «rispettare il creato». «Lo Spirito Santo alimenta la speranza non solo nel cuore degli uomini, ma anche nell’intero creato», ha spiegato Francesco citando san Paolo, che – «sembra un po’ strano ma è vero», il commento a braccio – dice che «anche la creazione è protesa con ardente attesa verso la liberazione e geme e soffre come le doglie di un parto”. «L’energia capace di muovere il mondo non è una forza anonima e cieca, ma è l’azione dello Spirito di Dio che aleggiava sulle acque all’inizio della creazione», ha proseguito citando Benedetto XVI: «Anche questo ci spinge a rispettare il creato: non si può imbrattare un quadro senza offendere l’artista che lo ha creato».
Infine il riferimento alla prossima festa di Pentecoste, «che è il compleanno della Chiesa», e l’augurio: «Il dono dello Spirito Santo ci faccia abbondare nella speranza». «Dirò di più», ha aggiunto Francesco ancora fuori testo: «Ci faccia sprecare la speranza con tutti quelli che sono i più bisognosi, i più scartati e per tutti quelli che hanno necessità».