C'è tutta la sapienza biblica e l'eco di molte pagine d'autore, da Dante Alighieri e da William Shakespeare a Giacomo Leopardi, a Fëdor Dostoevski, a Gabriel Garcia Marquez. La morte è «una realtà che la nostra civiltà moderna tende sempre più a cancellare», ha detto papa Francesco nel corso dell'udienza generale di mercoledì 18 ottobre. «Così, quando la morte arriva, per chi ci sta vicino o per noi stessi, ci troviamo impreparati, privi anche di un “alfabeto” adatto per abbozzare parole di senso intorno al suo mistero, che comunque rimane».
«La morte mette a nudo la nostra vita», ha sottolineato Jorge Mario Bergoglio. «Ci fa scoprire che i nostri atti di orgoglio, di ira e di odio erano vanità, pura vanità. Ci accorgiamo con rammarico di non aver amato abbastanza e di non aver cercato ciò che era essenziale. E, al contrario, vediamo quello che di veramente buono abbiamo seminato: gli affetti per i quali ci siamo sacrificati, e che ora ci tengono la mano». «Gesù ha illuminato il mistero della nostra morte», ha affermato il Papa: «Con il suo comportamento, ci autorizza a sentirci addolorati quando una persona cara se ne va. Lui si turbò profondamente davanti alla tomba dell’amico Lazzaro, e scoppiò in pianto. In questo suo atteggiamento, sentiamo Gesù molto vicino, nostro fratello. E allora Gesù prega il Padre, sorgente della vita, e ordina a Lazzaro di uscire dal sepolcro. E così avviene».
«Siamo tutti piccoli e indifesi davanti al mistero della morte. Però, che grazia se in quel momento custodiamo nel cuore la fiammella della fede!». Con questo auspicio il Papa ha concluso l’udienza di oggi. Nell'ora del commiato: «Gesù ci prenderà per mano, come prese per mano la figlia di Giairo, e ripeterà ancora una volta: ‘Talità kum’, ‘Fanciulla, alzati!’ Lo dirà a noi, a ciascuno di noi: ‘Rialzati, risorgi!"». Poi ha proseguito a braccio: «Io vi invito adesso, forse, a chiudere gli occhi e pensare a quel momento della nostra morte: ognuno di noi pensi la propria morte. E si immagini quel momento, che avverrà, quando Gesù ci prenderà per mano e ci dirà: ‘Vieni, vieni con me, alzati!’. Lì finirà la speranza e sarà la realtà, la realtà della vita”. “Pensate bene”, ha proseguito ancora fuori testo: “«Gesù stesso verrà da ognuno di noi e ci prenderà per mano con la sua tenerezza, con la sua mitezza, con il suo amore. E ognuno ripeta nel suo cuore la parola di Gesù: Alzati, vieni! Alzati, vieni! Alzati, risorgi!”. “Questa è la nostra speranza davanti alla morte», ha spiegato Francesco: «Per chi crede, è una porta che si spalanca completamente; per chi dubita è uno spiraglio di luce che filtra da un uscio che non si è chiuso proprio del tutto. Ma per tutti noi sarà una grazia, quando questa luce dell’incontro con Gesù ci illuminerà”eranza cristiana attinge da questo atteggiamento che Gesù assume contro la morte umana», ha commentato Francesco: «Se essa è presente nella creazione, essa è però uno sfregio che deturpa il disegno di amore di Dio, e il Salvatore vuole guarircene».