«La cultura dello scarto s'è insinuata nelle pieghe dei rapporti economici e ha invaso anche il mondo del lavoro. Lo si riscontra ad esempio là dove la dignità umana viene calpestata dalle discriminazioni di genere - perché una donna deve guadagnare meno di un uomo -; lo si vede nel precariato giovanile - perché si devono ritardare le scelte di vita a causa d'una precarietà cronica -; o ancora nella cultura dell'esubero; e perché i lavori più usuranti sono ancora così poco tutelati.
Troppe persone soffrono per la mancanza di lavoro o per un lavoro non dignitoso: i loro volti meritano l'ascolto e l'impegno sindacale».
Papa Francesco evoca alcuni dei problemi più gravi che affliggono il mondo del lavoro, a cominciare da quello delle disuguaglianze, nell’udienza alla CGIL.
Nell’Aula Paolo VI sono presenti circa cinquemila dei 5 milioni di iscritti alla storica organizzazione sindacale italiana, nata sul finire dell’Ottocento. A loro il Papa dice grazie per quanto hanno fatto, fanno e faranno per i più poveri, i migranti, le persone fragili e con disabilità, i disoccupati: «Non c’è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato», esordisce il Pontefice.
PAPA FRANCESCO: IL LEGAME INDISSOLUBILE TRA LAVORATORI E SINDACATO
Le sue parole sono precedute da un ampio indirizzo di saluto del segretario generale Maurizio Landini che tocca tutti i nervi scoperti del lavoro oggi e ribadisce l’impegno congiunto di organismi laici e associazionismo cattolico. «Noi vogliamo essere un sindacato di strada per affermare i diritti della persona nei luoghi di lavoro e nel territorio e ci muove innanzitutto la volontà comune di essere costruttori di Pace e mettere fine a una guerra, causata dalla grave invasione russa, di cui la prima vittima è il popolo ucraino», dice Landini. «È bravo quel ragazzo!», commenta il Papa con una battuta. Poi evoca le luci e le ombre del lavoro che «permette alla persona di realizzare sé stessa, di vivere la fraternità, di coltivare l’amicizia sociale e di migliorare il mondo».
PAPA FRANCESCO, SINDACATI E DEMOCRAZIA: "EDUCARE AL SENSO DEL LAVORO"
Il lavoro costruisce infatti la società, afferma Francesco. La stessa democrazia non è un “tessuto” che «si confeziona a tavolino in qualche palazzo, ma con operosità creativa nelle fabbriche, nelle officine, nelle aziende agricole, commerciali, artigianali, nei cantieri, nelle pubbliche amministrazioni, nelle scuole, negli uffici». Nasce cioè «dal basso».
Tra i compiti del sindacato c’è quello, pertanto, di «educare al senso del lavoro»: una preoccupazione formativa che è «il sale di un’economia sana, capace di rendere migliore il mondo. Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società».
Il Pontefice si dice preoccupato per la sicurezza dei lavoratori: «Ci sono ancora troppi morti – io li vedo sui giornali: tutti i giorni c’è qualcuno –, troppi mutilati e feriti nei luoghi di lavoro! Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l’intera società. Capite? Una sconfitta. Più che contarli al termine di ogni anno, dovremmo ricordare i loro nomi, perché sono persone e non numeri. Non permettiamo che si mettano sullo stesso piano il profitto e la persona! L’idolatria del denaro tende a calpestare tutto e tutti e non custodisce le differenze», afferma Francesco. «Solo una saggia alleanza può prevenire quegli ‘incidenti’ che sono tragedie per le famiglie e le comunità».
SFRUTTAMENTO: CAPORALATO E "LAVORATORI POVERI"
Bergoglio denuncia anche lo sfruttamento delle persone, “come se fossero macchine da prestazione”. Ci sono «forme violente» come «il caporalato e la schiavitù dei braccianti in agricoltura o nei cantieri edili e in altri luoghi di lavoro, la costrizione a turni massacranti, il gioco al ribasso nei contratti, il disprezzo della maternità, il conflitto tra lavoro e famiglia».
Quante contraddizioni e quante guerre tra poveri si consumano intorno al lavoro! Negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti “lavoratori poveri”: persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a mantenere le loro famiglie e a dare speranza per il futuro.
Il sindacato, allora, «è chiamato ad essere voce di chi non ha voce», sottolinea il Papa. «Voi dovete fare rumore per dare voce a chi non ha voce», aggiunge a braccio, raccomandando in particolare «l’attenzione per i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti».
PAPA FRANCESCO E LA "GREAT RESIGNATION"
Un’altra problematica, cresciuta negli anni della pandemia di Covid, è quella delle persone che presentano le dimissioni dal lavoro. «Giovani e meno giovani sono insoddisfatti della loro professione, del clima che si respira negli ambienti lavorativi, delle forme contrattuali, e preferiscono rassegnare le dimissioni. Si mettono in cerca di altre opportunità», rileva Papa Francesco. «Questo fenomeno non dice disimpegno, ma la necessità di umanizzare il lavoro». Anche in questo caso, il sindacato può fare «opera di prevenzione, puntando alla qualità del lavoro e accompagnando le persone verso una ricollocazione più confacente al talento di ciascuno».
Da qui l’invito ad essere «sentinelle del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili. La gente ha sete di pace, soprattutto in questo momento storico, e il contributo di tutti è fondamentale. Educare alla pace anche nei luoghi di lavoro, spesso segnati da conflitti, può diventare segno di speranza per tutti. Anche per le future generazioni».
(immagine in testata: ANSA)