Un discorso in 12 punti, quello di Bergoglio alla Curia romana. Nel tradizionale discorso di auguri natalizi, papa Francesco ricorda le malattie che già aveva indicato lo scorso anno e spiega che «alcune di tali malattie si sono manifestate nel corso di questo anno, causando non poco dolore a tutto il corpo e ferendo tante anime. Sembra doveroso affermare che ciò è stato – e lo sarà sempre – oggetto di sincera riflessione e decisivi provvedimenti. La riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e risolutezza, perché
Ecclesia semper reformanda».
Ma se è vero che ci sono scandali e peccati, è anche vero che essi «non potranno nascondere l’efficienza dei servizi, che la Curia Romana con fatica, con responsabilità, con impegno e dedizione rende al Papa e a tutta la Chiesa, e questa è una vera consolazione. Insegnava sant’Ignazio che "è proprio dello spirito cattivo rimordere, rattristare, porre difficoltà e turbare con false ragioni, per impedire di andare avanti; invece è proprio dello spirito buono dare coraggio ed energie, consolazioni e lacrime, ispirazioni e serenità, diminuendo e rimuovendo ogni difficoltà, per andare avanti nella via del
bene"
Sarebbe grande ingiustizia non esprimere una sentita gratitudine e un doveroso incoraggiamento a tutte le persone sane e oneste che lavorano con dedizione, devozione, fedeltà e professionalità, offrendo alla Chiesa e al Successore di Pietro il conforto delle loro solidarietà e obbedienza, nonché delle loro generose preghiere. Per di più, le resistenze, le fatiche e le cadute delle persone e dei ministri rappresentano anche delle lezioni e delle occasioni di crescita, e mai di scoraggiamento. Sono opportunità per
tornare all’essenziale, che significa fare i conti con la consapevolezza che abbiamo di noi stessi, di
Dio, del prossimo, del sensus Ecclesiae e del sensus fidei».
Nei dodici punti successivi il Papa elenca quello che lui stesso chiama «il catalogo delle virtù necessarie», una sorta di «antibiotici curiali» per vivere fruttuosamente il Natale e l'anno della misericordia.
La missionarietà e la pastoralità, innanzitutto- Perché è la missionarietà che «rende la curia fertile e feconda». Il Papa spiega che la fede è un dono, ma che la misura di essa «si prova anche a quanto siamo capaci di comunicarla».
Idoneità e sagacia, l'una come «sforzo personale di acquistare i requisiti necessari e richiesti per esercitare al meglio i propri compiti e attività», contro le raccomandazione e le tangenti», l'altra come «prontezza di mente per comprendere e affrontare le situazioni con saggezza e creatività».
Spiritualità e umanità, una «colonna portante di qualsiasi servizio nella Chiesa e nella vita cristiana» e l'altra che ci rende «»diversi dalle macchine e dai robot che non sentono e non si commuovono».
Esemplarità e fedeltà, per «»evitare gli scandali che feriscono le anime e minacciano la credibilità della nostra testimonianza».
Razionalità e amabilità, «per evitare gli eccessi emotivi» e quelli «della burocrazia e delle programmazioni e pianificazioni». Ogni «eccesso è indice di qualche squilibrio», spiega il Papa.
Innocuità e determinazione, che ci rendono «cauti nel giudizio, capaci di astenerci da azioni impulsive e affrettate» cercando di «fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te». Agendo con «volontà risoluta e chiara e con obbedienza a Dio».
Carità e verità, «virtù indissolubili dell'esistenza cristiana», perché «la carità senza verità diventa ideologia del buonismo distruttivo e la verità senza carità diventa "giudiziarismo" cieco».
Onestà e maturità, cioè «la rettitudine, la coerenza e l'agire con sincerità assoluta con noi stessi e con Dio». L'onestà, insiste Bergoglio, «è la base su cui poggiano tutte le altre qualità».
Rispetto e umiltà, «doti delle anime nobili e delicate», delle «persone che sanno ascoltare attentamente e parlare educatamente».
Doviziosità e attenzione, perché «più siamo doviziosi di anima e più siamo aperti nel dare , sapendo che più si dà più si riceve». Il Papa sottolinea che «è inutile aprire tutte le Porte Sante di tutte le basiliche del mondo se la porta del nostro cuore è chiusa all'amore».
Impavidità e prontezza, per «non farsi impaurire di fronte alle difficoltà», ma riuscendo «a fare il primo passo senza indugiare», avendo la «»prontezza di agire con libertà e agilità senza attaccarsi alle cose materiali che passano».
Affidabilità e sobrietà, perché «affidabile è colui che sa mantenere gli impegni con serietà e attendibilità quando è osservato, ma soprattutto quando si trova solo», colui che «non tradisce la fiducia che gli è stata accordata». E la sobrietà, «ultima virtù di questo elenco non per importanza, è la capacità di rinunciare al superfluo e di resistere alla logica consumistica dominante», è la «capacità di guadare il mondo con gli occhi di Dio e con lo sguardo dei poveri e dalla parte dei poveri».
Infine il Papa ricorda che la misericordia «non è un sentimento passeggero, ma è la sintesi della Buona Notizia» ed è essa che deve «guidare i nostri passi, ispirare le nostre riforme, illuminare le nostre decisioni».