La promozione di una adeguata formazione che deve durare almeno dai nove ai dodici anni; la centralità della “lectio divina”; criteri specifici per l'autonomia delle comunità contemplative; l’uso con prudenza dei moderni mezzi di comunicazione come i social network; l'appartenenza dei monasteri ad una federazione e il rifiuto delle vocazioni che arrivano dall’estero se sono finalizzare solo a mantenere i monasteri. Sono i contenuti principali della Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere. La ricerca del volto di Dio, firmata da Papa Francesco il 29 giugno e pubblicata il 22 luglio dedicata alla vita contemplativa femminile. Oggi nel mondo sono 44mila le religiose contemplative distribuite in quattromila monasteri. A motivare il documento, che arriva a 66 anni dal precedente in materia, Sponsa Christi di Pio XII, spiega papa Francesco, sono il cammino compiuto dalla Chiesa e «il rapido progresso della storia umana» a cinquant'anni dal Concilio Vaticano II. Di qui, la necessità di intessere un dialogo con la società contemporanea, salvaguardando però «i valori fondamentali» della vita contemplativa, le cui caratteristiche di silenzio, ascolto e stabilità, «possono e devono costituire una sfida per la mentalità di oggi». Introdotto da una riflessione sull'importanza delle monache e delle contemplative per la Chiesa e per il mondo, il documento indica dodici temi di riflessione e discernimento per la vita consacrata in generale e si conclude con quattordici articoli dispositivi. Riassumiamo quelli più importanti.
I mezzi di comunicazione vanno usati con «prudente discernimento»
Consapevole , dei mutamenti della società e della “cultura digitale” che “influisce in modo decisivo nella formazione del pensiero e nel modo di rapportarsi con il mondo”, papa Francesco pone i mezzi di comunicazione. “Strumenti utili per la formazione e la comunicazione”, li definisce il Papa che, tuttavia, esorta le contemplative ad “un prudente discernimento” affinché tali mezzi non siano occasione di “dissipazione o di evasione dalla vita fraterna, danno alla vocazione o ostacolo alla contemplazione”.
La vita di comunità è possibile nonostante le differenze
Un altro tema, il quinto, indicato dalla Costituzione apostolica è quello della vita fraterna in comunità, intesa come “riflesso del modo di donarsi a Dio” e “prima forma di evangelizzazione”. “Una comunità esiste in quanto nasce e si edifica con l’apporto di tutti”, scrive il Pontefice, nell’ottica di “una forte spiritualità di comunione” e di “mutua appartenenza”. E questa è una testimonianza quanto mai necessaria “in una società segnata da divisioni e disuguaglianze”. “È possibile e bello vivere insieme – si legge nel documento – nonostante le differenze di generazione, formazione e cultura”. Anzi, tali diversità non impediscono la via fraterna, ma “la arricchiscono”, perché “unità e comunione non significano uniformità”.
«Non siate autoreferenziali»
Il sesto tema, invece, riguarda l’autonomia dei monasteri: pur favorendo la stabilità, l’unità e la contemplazione di una comunità, l’autonomia “non deve significare indipendenza o isolamento”, scrive il Papa, esortando le contemplative a non ammalarsi di “autoreferenzialità”.
I monasteri
di clausura si riuniscano in federazioni
Strettamente legato a questo è il settimo tema, in cui il Papa richiama
l’importanza delle Federazioni come “strutture di comunione tra monasteri che
condividono lo stesso carisma”. Mirate alla promozione della vita contemplativa
nei monasteri e all’aiuto nella formazione e nelle necessità concrete degli
stessi, le Federazioni – è l’indicazione del Pontefice – “dovranno essere
favorite e moltiplicate”. L’ottavo tema, invece, è relativo alla clausura,
“segno dell’unione esclusiva della Chiesa sposa con il suo Signore”.
Non bisogna reclutare suore all’estero solo per riempire i monasteri
vuoti o mantenere le strutture
La Conclusione dispositiva della Costituzione apostolica si suddivide in 14
articoli che, di fatto, definiscono in termini giuridici quanto detto dal Pontefice
in precedenza. In particolare, l’art. 3 stabilisce che si possono frequentare
corsi formativi “anche al di fuori del proprio monastero e che “si deve
assolutamente evitare il reclutamento di candidate da altri Paesi con l’unico
fine di salvaguardare la sopravvivenza del monastero”. L’art. 8 elenca i
requisiti necessari all’autonomia giuridica di una comunità, tra cui la
capacità formativa e di governo, l’inserimento nella Chiesa locale e la
possibilità di sussistenza. Qualora tali requisiti non sussistano, la
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata “valuterà l’opportunità di
costituire una commissione ad hoc” per “una rivitalizzazione del monastero
oppure per la sua chiusura”.
Obbligo iniziale di far parte di una federazione
L’art. 9 sottolinea che “inizialmente tutti i monasteri dovranno far parte di
una federazione”, che potrà essere configurata secondo criteri sia geografici
che di affinità di spirito e tradizioni. Se un monastero non potrà
confederarsi, la VDQ ribadisce che si dovrà chiedere il permesso alla Santa
Sede, alla quale compete “un adeguato discernimento”. Infine, l’art. 14
stabilisce che la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata emani
indicazioni applicative secondo i carismi delle diverse famiglie monastiche.
Tali indicazioni applicative dovranno essere approvate dalla Santa Sede.
Almeno nove anni di preparazione prima di prendere i voti
Quindi, il Papa invita a “riflettere e discernere su dodici temi della vita
consacrata in generale. Il primo è quello della formazione, processo senza fine
che “richiede una continua conversione a Dio” e un tempo adeguato, tra i nove
ed i dodici anni. Di qui, il richiamo del Pontefice ai monasteri affinché
“prestino grande attenzione al discernimento vocazione e spirituale, senza
lasciarsi prendere dalla tentazione del numero e dell’efficienza”. Segue, poi,
la preghiera: “midollo della vita consacrata”, essa non deve essere vissuta
come “un ripiegamento” della vita monastica su se stessa, bensì come un
“allargare il cuore per abbracciare l’intera umanità”, in particolare i
sofferenti. In tal modo, le comunità diverranno “vere scuole di preghiera”,
alimentata dalla “bellezza scandalosa della Croce”.
La vita consacrata una storia di amore appassionato per Dio e l’umanità
“Dono inestimabile ed irrinunciabile” per la Chiesa – si legge nella Vultum Dei Quaerere (VDQ) – “la vita consacrata è una storia di amore appassionato per il Signore e per l’umanità”, che si dipana attraverso “l’appassionata ricerca del volto di Dio”, di fronte al quale “tutto si ridimensiona”, perché guardato con “occhi spirituali” che permettono di contemplare “il mondo e le cose con lo sguardo di Dio”. Di fronte alle “tentazioni”, poi, il Papa esorta le contemplative a “sostenere coraggiosamente il combattimento spirituale”, vincendo con tenacia “la tentazione che sfocia nell’apatia, nella routine, nella demotivazione, nell’accidia paralizzante”.
L’importanza dell’adorazione eucaristica e della Lectio divina
Centrale, poi, la Parola di Dio: esplicitata nella lectio divina, essa permette di passare “dal testo biblico alla vita” e deve scandire la giornata “personale e comunitaria” delle contemplative, aiutandole a “discernere ciò che viene da Dio e ciò che invece può allontanare da Lui”. Ma lectio divina dovrà anche trasformarsi in actio, “dono per gli altri nella carità”. Successivamente, la VDQ ricorda l’importanza dell’Eucaristia e della Riconciliazione, suggerendo di “prolungare la celebrazione con l’adorazione eucaristica” e di vivere la pratica della penitenza come “occasione privilegiata per contemplare il volto misericordioso del Padre”. Sperimentando il perdono di Dio, infatti, si può diventare “profeti e ministri di misericordia e strumenti di riconciliazione, perdono e pace” di cui il mondo di oggi ha “particolarmente bisogno”.
Ascoltare il grido di chi è vittima della cultura dello scarto
Infine, l’ultimo tema è quello dell’ascesi: “segno eloquente di fedeltà” in un mondo globalizzato e senza radici, esempio, per “l’umanità segnata e lacerata da tante divisioni”, di come “restare accanto” al prossimo anche di fronte a diversità, tensioni, conflitti, fragilità, l’ascesi non è una fuga dal mondo “per paura” – sottolinea Francesco – perché le monache “continuano a stare nel mondo, senza essere del mondo”. La loro profezia, allora, sarà quella di “intercedere costantemente per l’umanità” presso il Signore, ascoltando “il grido” di chi è “vittima della cultura dello scarto”. Così, le contemplative saranno la “scala” attraverso la quale Dio scende incontro all’uomo e l’uomo sale incontro a Dio.