«Non unitevi ai profeti di sventura, per favore, che tanto danno fanno alla Chiesa e alla vita consacrata; non cedete alla tentazione dell'assopimento, come gli apostoli nel Getsemani, e della disperazione».
Papa Francesco riceve in Vaticano le Pie Discepole del Divin Maestro e avverte: «Fortificate la vostra vocazione di “sentinelle del mattino” per poter annunciare agli altri la venuta dell'aurora. Sorelle carissime svegliate il mondo, illuminate il futuro!». L’udienza del Papa si è svolta in occasione del Capitolo generale della Congregazione, fondata da don Giacomo Alberione, in corso a Roma dal 30 aprile al 28 maggio sul tema “Vino nuovo in otri nuovi”.
Sparse nei cinque Continenti, in 27 Paesi, le Pie discepole del Divin Maestro, ramo contemplativo della Famiglia Paolina, nella sede di Pietro curano l’adorazione eucaristica nella cappella del Santissimo Sacramento, lavorano nell’ufficio liturgico, offrono servizi ai pellegrini ed operano come centraliniste. «Davanti a noi si apre un mondo di possibilità», ha detto il Papa, che la cultura odierna presenta «tutte come valide e tutte come buone». Poi ha aggiunto: «Ma se non vogliamo cadere vittime della cultura dello zapping e, a volte, di una cultura di morte, dobbiamo incrementare l’habitus del discernimento, formarci e formare al discernimento».
Francesco ha invitato le Pie Discepole alla gioia che «allontana da noi il cancro della rassegnazione, frutto dell’accidia che inaridisce l’anima. Per favore, suore rassegnate no! Gioia», ha detto il Papa, «Ma il diavolo dirà: “Ma siamo poche, non abbiamo vocazioni”; e così si allunga la faccia, giù, giù, giù… e si perde la gioia, e finiamo in quella rassegnazione. No, non si può vivere così: la speranza di Gesù Cristo è gioia».
Una sequela triste è una triste sequela
Una gioia «autentica, non autoreferenziale o autocompiaciuta», dove traspare «la bellezza di seguire Cristo. Una sequela triste», ha sottolineato il Papa, «è una triste sequela! La speranza che non delude non si basa sui numeri o sulle opere, ma su Colui per il quale nulla è impossibile».
Francesco ha augurato che il Capitolo generale in corso porti «frutti, anzitutto, di comunione nella vostra Congregazione, coltivando l’attenzione e l’accoglienza reciproca, bandendo dalle comunità le divisioni, le invidie, i pettegolezzi; dicendosi le cose con franchezza e con carità». Il Papa, infine, ha auspicato frutti di comunione nella Famiglia Paolina e con gli altri carismi, tutti «al servizio dell’evangelizzazione, rimanendo fedeli alla propria identità», combattendo, ha concluso, «in ogni modo l’autoreferenzialità».