«Molti dicono che la vita consacrata sta attraversando un inverno. Può darsi che sia così, perché le vocazioni scarseggiano, l’età media avanza e la fedeltà agli impegni assunti con la professione non è sempre quella che dovrebbe essere. In questa situazione, la grande sfida è attraversare l’inverno per rifiorire e portare frutto». Questo l’invito di papa Francesco alle religiose, una sessantina provenienti da 50 paesi sparsi nei cinque continenti, che hanno partecipato all’11° Capitolo Generale delle Figlie di San Paolo, ricevute in Vaticano venerdì mattina nella Sala Clementina.
Nei giorni scorsi, le suore paoline, il cui istituto è stato fondato nel 1915 dal beato Giacomo Alberione, hanno eletto superiore generale suor Anna Caiazza che guiderà l’Istituto per i prossimi sei anni. Suor Anna è nata il 24 luglio 1952, a Casavatore (Napoli).
Il Papa nella sua riflessione ha preso spunto dal tema scelto nel Capitolo: «Alzati e mettiti in cammino» (Dt 10,11), confidando nella Promessa. «La storia della salvezza, sia della singola persona sia del popolo», ha detto Francesco, «è radicata nella disponibilità a partire, a lasciare, a mettersi in cammino, non per propria iniziativa, ma come risposta alla chiamata e nell’affidamento alla promessa. È l’esperienza della Grazia – direbbe San Paolo – che ci è stata donata in Gesù Cristo. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15,16). E questo vale non solo per la chiamata, ma anche per il nostro presente e per il nostro futuro: «Senza di me non potete far nulla», dice il Signore».
Francesco ha invitato a tornare alla fede, strumento necessario in «questi tempi “delicati e duri”», ha detto, nei quali «la freddezza della società, a volte anche all’interno della Chiesa e della stessa vita consacrata, ci spinge ad andare alle radici, a vivere le radici. L’inverno, anche nella Chiesa e nella vita consacrata, non è un tempo sterile e di morte, ma tempo propizio che consente di tornare all’essenziale. Per voi: ritrovare gli elementi della profezia paolina, riscoprire l’itineranza apostolica e missionaria, che non può mancare in una Figlia di San Paolo, in modo da poter abitare le periferie del pensiero e le periferie esistenziali».
Bergoglio ha ricordato alle suore paoline di essere «nate per la Parola, per annunciare a tutti la via luminosa della vita che è il Vangelo di Gesù Cristo», auspicando che «Non venga mai meno questa audacia, nella consapevolezza che il protagonista della missione è lo Spirito Santo. Questo è chiaro! Spero che il Capitolo che state vivendo sia un momento propizio per chiedervi: come esprimere la profezia paolina in risposta alle chiamate che ci vengono in questo nostro tempo?».
Rischiate e siate fedeli al vostro carisma
Per il Papa «si tratta di mettersi in cammino per le strade del mondo, con uno sguardo contemplativo e pieno di empatia per gli uomini e le donne del nostro tempo, affamati della Buona Notizia del Vangelo». L’altro atteggiamento raccomandato dal Pontefice è quello di avere compassione: «È la compassione di Dio. Essere missionarie con la testimonianza della vita centrata in Cristo, in particolare, per voi, attraverso la produzione editoriale, digitale e multimediale, e promuovendo la formazione critica all’uso dei media e all’animazione biblica».
Francesco invita le religiose ad andare avanti con fede: «Non lasciatevi bloccare dalla stanchezza o dalla rassegnazione. La rassegnazione è un tarlo che entra nell’anima, amareggia il cuore. Quando pensiamo a uomini e donne consacrati con quella faccia in giù… “Eh, le cose sono così, purtroppo!”. Il ricorso al purtroppo, con quell’atteggiamento… Non cadere nello spirito di rassegnazione. Mai! Lunga e fruttuosa è la strada che avete percorso. E lunga è la strada che resta da percorrere».
E richiama allo specifico della missione paolina: «Nutrite con il pane della Parola, andate avanti, in mezzo alle luci e alle ombre del contesto culturale in cui viviamo – rischiate, rischiate! –, siate fedeli alla prospettiva che vi è propria, cioè non in primo luogo un giudizio morale, ma la ricerca delle opportunità per seminare la Parola, con la “fantasia” della comunicazione. Interpretando la sete e la fame dei nostri contemporanei: sete di Dio, fame di Vangelo. E tutto questo con un discernimento e un’empatia che partono dalla fiducia in Dio, il Dio della storia».